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© foto di Giuseppe Scialla

Un’estate caldissima, l’ennesima, in casa Messina. E una stagione sulla falsariga delle ultime passate in Serie C: un inizio stentato, la contestazione dei tifosi al presidente, la richiesta di cedere la società e il rilancio, a gennaio, fondamentale per ottenere una salvezza sul filo di lana o quasi. Questa volta, però, i tifosi hanno paura che il gennaio del Messina possa essere così florido dal momento che non c’è un direttore sportivo, visto l’addio di Pavone accasatosi al Trapani e che dalla presidenza non trapela nulla. In più, rispetto al recente passato, la disaffezione ha raggiunto livelli esorbitanti. Gli stessi abbonamenti del Picerno, che però ha una popolazione pari a un quarantesimo di quella della città dello Stretto. Una media, tristissima, di 1.200 spettatori, lontana anni luce dai 17mila dei vicini catanesi ma anche dei quasi 5mila trapanesi.

Il problema del Messina, sin dall’estate, è sempre lo stesso: il club è in vendita ma non si vende. A giugno la trattativa sfumata con una società di Hong Kong rappresentata dall’imprenditore Ettore Minore. A luglio sembrava tutto fatto per il passaggio a una cordata anglo-americana, prima dello stop di agosto. Nel mentre, lo stesso Sciotto aveva avuto gravi problemi di salute con conseguente rallentamento della trattativa. Per fortuna il patron si è ripreso ma la trattativa no, sfumata nel nulla. A novembre il preliminare firmato con l’Aad Invest Group, fondo lussemburghese che nel frattempo non è riuscito a evitare l’esclusione del KMSK Deinze, squadra gestita in Belgio, dal campionato di Serie B. E, adesso, la richiesta da parte di Immacolato Bonina, ex patron dell’Igea Virtus nell’allora C2, di poter prendere le redini della società, coadiuvato da una serie di imprenditori della zona. 

L’epilogo dovrà arrivare in fretta: la rosa ha bisogno di rinforzi per poter cercare di salvarsi nella seconda parte di stagione. Al momento, dietro i giallorossi, solamente le derelitte Turris e Taranto, che rischiano addirittura l’esclusione dal campionato. Un girone d’andata difficile, con soli 16 punti, caratterizzato anche dalle dimissioni di mister Modica a fine settembre, respinte dalla società. Per patron Sciotto, insomma, la crisi del settimo anno è più dura del previsto.

Se la gestione calcistica appare davvero nebulosa, bisogna però annotare come il presidente peloritano abbia sempre pagato stipendi e contributi che hanno consentito al club di evitare sempre penalizzazioni in classifica. Il dubbio, però, è che questo inverno il ‘solito’ salto di qualità sia più difficile del previsto…