«Lecce capitale dell’Opera Buffa. Al Paisiello la Compagnia stabile»

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Questo documento inedito, scritto da Aldo Giuffré nel 1998, custodito fra le sue carte private a Roma, è pubblicato per gentile concessione della moglie, Elena Pranzo Zaccaria Giuffré, titolare del progetto “Lecce Capitale dell’Opera Buffa”. La trascrizione del documento originale è a cura del professor Michele Donno, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Bari.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

L’idea di “promuovere” Lecce capitale dell’Opera buffa del Settecento italiano è suggerita, soprattutto, da quel gioiellino di inestimabile valore che è il teatro Paisiello. Il “Paisiello” diventerebbe la Casa Madre dell’operazione. L’altro non meno importante motivo è che la Puglia è stata, all’epoca dell’esplosione di questo fenomeno musicale, assai vicina a Napoli – dove, in effetti, l’Opera buffa vide la luce – e ai musicisti napoletani sia compositori che esecutori (Paisiello stesso era pugliese) tanto da creare un fortissimo gemellaggio e diventare una importantissima proiezione della cultura musicale della “capitale”. 
E non è, dunque, strano che oggi una delle città più “colte” della Puglia cerchi di riprendere quel discorso interrotto, non chiuso. Molti italiani (la maggior parte) apprenderanno, così, che la parte preponderante, la più significativa, la più illuminata, di quella cultura che dominò il mondo musicale per circa due secoli (il Settecento e quasi tutto l’Ottocento) nasce e si sviluppa nel sud, in questo sud. Mozart venne qui a studiare e perfezionare la tecnica della “sinfonia”: tanto per citare l’esempio più clamoroso di quell’irripetibile “illuminismo”. 
Lecce, dunque, si riappropria di quel miracolo e lo fa con la collaborazione, giusto per indicare i primi passi dell’operazione, di tutti i Conservatori di musica della Puglia. Mallevadore il Ministero della Pubblica Istruzione, cointeressati i Provveditorati agli Studi, sempre della Puglia. Verrà formata una Compagnia stabile con cantanti – sia solisti che coristi – professori d’orchestra, maestri sostituti, maestri concertatori e direttori d’orchestra. La Compagnia sarà composta da giovani diplomati dei conservatori di cui sopra che avranno conseguito il diploma col massimo dei voti e che faranno delle audizioni all’uopo. Ci sarà, naturalmente, un ricambio annuale e, intanto, quei giovani assunti avranno fatto un anno di esperienza e saranno entrati nel mondo del lavoro professionale dalla porta grande.

Nell’organizzare la fascia dei potenziali spettatori, saranno dedicate delle “mattinate” per gli studenti di ogni ordine e grado: dalle elementari all’università, e dunque saranno formate due orchestre di trenta elementi ciascuna (tale è l’organico orchestrale per l’Opera buffa) nonché doppi ruoli di cantanti e coristi giacché in una stessa giornata saranno eseguite due rappresentazioni: una al mattino ed una alla sera. Senza arrivare ai dettagli, occorre ricordare che questa operazione, partendo da una precisa volontà politica del Governo italiano nei suoi organi di competenza, offrirebbe molteplici possibilità di lavoro nella città, nella provincia, nella regione: macchinisti, elettricisti, direttori di palcoscenico, sarte della Compagnia e sartorie teatrali per la confezione dei costumi, laboratori di scenotecnica, scenografi, costumisti, amministratori, contabili, consulenti commerciali, ecc. 
È superfluo aggiungere che, condotto da mani esperte, l’evento potrà assumere un’importanza nazionale e anche internazionale quando si riuscisse a gemellarsi, per citarne solo qualcuno, con il Berliner Ensemble, la Strasse Opera di Vienna, l’Opéra-Comique di Parigi, nonché con i grandi festival e le grandi rassegne musicali europee come Strasburgo e Bayreuth. …] È un procedimento assai semplice e lineare, sebbene rapportato ad un’operazione su vasta scala.
Il Sindaco di Lecce chiede al Governo italiano, nelle sue sfere di competenza, che “Lecce rivisita l’Opera Buffa nel Settecento musicale italiano” diventi legge dello Stato, al più presto, in modo da garantire nel tempo la realizzazione del progetto. Ne è esempio la Mostra del Cinema di Venezia. Con una lieve, ma non trascurabile, differenza: che a Venezia il danaro esce e non rientra, a Lecce, a parte l’enorme beneficio che può derivare da una notevole affluenza di turismo internazionale (la Musica parla una lingua universale!), una volta messa in moto la grande macchina, si potrà contare sugli incassi e gli abbonamenti degli spettacoli e dei concerti, specie quando la Compagnia andrà a fare delle rappresentazioni all’estero, con la partecipazione delle Ambasciate e degli organi statali dei Paesi ospitanti. Dunque: poiché l’istituto primario è quello della Scuola attraverso i Conservatori di Musica che forniscono, con musicisti e cantanti, la materia prima dell’operazione, il primo passo, la prima dimostrazione di volontà politica, tocca al Ministero della Pubblica Istruzione, in previsione anche di manifestazioni, seminari, incontri e rappresentazioni esclusive per gli studenti di ogni ordine e grado, e, quindi, con l’intervento anche dei Provveditorati agli Studi. […] 
S’è detto che il procedimento, nella linearità del suo percorso, è semplice. Ma non “facile”. Mettere in moto quegli organi pachidermici è impresa ardua. Ma non disperata, anzi: soprattutto se si riesce ad incastrare l’operazione in un ampio contesto europeo, consorziandosi, associandosi, unendosi a quei Paesi come la Germania, l’Austria, la Francia… che da tempo immemorabile dispensano grande musica. Per chi si fosse chiesto e si chiedesse perché mai non figura, fra questi, l’Italia che pure possiede una capitale musicale di rara bellezza, Lecce, può essere la risposta. Al “MOZARTEUM” si può, si deve, contrapporre una Galleria in cui risplendano Paisiello, Cimarosa, Pergolesi, Donizetti… È anche questo un modo per stare in Europa, sicuramente il più nobile.





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