Negli ultimi anni è al Sud che si è avuta la crescita maggiore della raccolta differenziata
Lo scorso anno la produzione nazionale di rifiuti urbani, dopo il calo del precedente biennio, si attestato a quasi 29,3 milioni di tonnellate con un incremento dello 0,7%.
Nei 14 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, tra il 2022 e il 2023 si è registrata una sostanziale stabilità della produzione.
E’ quanto emerge dall’ultima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani dell’ISPRA.
La raccolta differenziata nazionale si attesta invece al 66,6%, con percentuali del 73,4% al Nord, del 62,3% al Centro e del 58,9% al Sud.
E’ la città di Bologna a far registrare una crescita della percentuale di raccolta differenziata di quasi 10 punti, passando dal 63,2% del 2022 al 72,9% del 2023, ed è la prima città con popolazione superiore ai 200.000 abitanti a superare l’obiettivo del 65% di raccolta attestandosi non solo oltre la percentuale media nazionale, ma ben al di sopra del 70%.
Nel complesso, quasi il 71% dei comuni italiani ha conseguito una percentuale di raccolta differenziata superiore al 65%.
Nell’ultimo anno, l’88,3% dei comuni intercetta oltre la metà dei propri rifiuti urbani in modo differenziato.
Superano il 55% o si avvicinano a tale percentuale Torino, Firenze, Messina e Verona i cui tassi si attestano, rispettivamente, al 57,1%, 55,6%, 55,4% e 53,4%.
Segue Roma, in leggera crescita rispetto al 2022, si colloca al 46,6%, Genova si attesta al 46,1% (+3% rispetto al 2022) mentre Bari e Napoli superano il 40%, rispettivamente con il 43,2% e il 41,9%.
Per quanto riguarda le città della Sicilia, Catania passa dal 22% al 34,7%, facendo rilevare una crescita di quasi 13 punti percentuali (+26,5% in termini di aumento dei quantitativo intercettato) e Palermo si attesta al 16,9% con un leggero incremento rispetto al 15,2% del 2022.
Le regioni del Mezzogiorno sono quelle che hanno mostrato negli ultimi anni la crescita maggiore della raccolta differenziata.
Analizzando gli andamenti delle percentuali di raccolta nel periodo 2019-2023, lo scostamento tra Nord e Sud si è ridotto infatti di 4,5 punti e tra Centro e Sud di 3,8.
Le percentuali più alte si registrano in Veneto (77,7%) e in Emilia-Romagna (77,1%).
Seguono Sardegna (76,3%), Trentino-Alto Adige (75,3%), Lombardia (73,9%) e Friuli-Venezia Giulia (72,5%).
Il Friuli-Venezia Giulia e l’Emilia-Romagna, che nell’ultimo anno supera la Sardegna e il Trentino Alto Adige avvicinandosi alla percentuale del Veneto, sono quelle che fanno registrare la maggiore progressione della percentuale di raccolta, con incrementi rispettivamente pari a 5 e 3,1 punti rispetto ai valori del 2022.
Superano l’obiettivo del 65% anche Marche (72,1%), Valle d’Aosta (69,4%), Umbria (68,3%), Piemonte (67,9%), e Toscana (66,6%); prossime all’obiettivo la Basilicata (64,9%) e l’Abruzzo (64,6%).
A livello provinciale tutte le province/città metropolitane raggiungono percentuali di raccolta differenziata superiore al 30%.
I livelli più elevati di raccolta differenziata si confermano per Treviso che nel 2023 raggiunge l’89,1%, seguita da Mantova (87%), Belluno (85,8%) e Pordenone (85,4%).
Superiori o prossimi all’80% sono anche i tassi delle province di Reggio Emilia (83,3%), Forlì-Cesena (81,7%), Oristano (81,3%), Trento (81,2%), Bergamo (80,5%), Novara (80,4%), Monza e Brianza (79,9%) e Parma (79,7%).
Aumenta anche la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani che si attesta al 50,8%, in crescita rispetto alla percentuale del precedente anno (49,2%), al di sopra dell’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è ben più ambizioso e pari al 65%).
Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2023, sono 656 di cui oltre la metà sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata, anche se non tutte le regioni ancora dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti.
Si continua intanto ad importare e ad esportare rifiuti: nel 2023 è stato esportato il 4,6% dei rifiuti urbani prodotti, 1,4 milioni di tonnellate, a fronte di 319 mila tonnellate rifiuti importati.
Campania, Lombardia e Calabria sono le regioni che esportano maggiormente i propri quantitativi.
E’ in Danimarca, nei Paesi Bassi, e in Germania dove destiniamo invece più rifiuti urbani.
La Francia è il Paese da cui proviene il maggior quantitativo di rifiuti urbani, 101 mila tonnellate, corrispondente al 31,7% del totale importato; seguono la Svizzera con il 27,4% e la Germania con il 17,1% del totale.
Le regioni che importano i maggiori quantitativi sono Lombardia e Liguria.
Nel 2023 in crescita il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani con 197 euro/abitante (nel 2022 era stato 192,3).
Al Centro il costo più elevato con 233,6 euro/abitante, segue il Sud con 211,4 euro/abitante e infine il Nord con un costo pari a 173,3 euro/abitante.
“Per realizzare l’economia circolare e raggiungere i nuovi ambiziosi obiettivi fissati dalla normativa europea, si legge nel Rapporto, è fondamentale accelerare il miglioramento del sistema di gestione dei rifiuti, in particolare in alcune aree del Paese, potenziando le infrastrutture per la raccolta differenziata e le modalità di gestione.
A tale scopo nel PNRR sono stati stanziati 2,1 miliardi di euro per investimenti nella gestione dei rifiuti e nei progetti innovativi di economia circolare.”
Nel Rapporto sono contenute ed analizzate le istanze ammesse a finanziamento per numero e tipologia.
Qui il Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2024 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA): https://www.isprambiente.gov.it/files2024/pubblicazioni/rapporti/rapportorifiutiurbani_ed-2024_n406_versione_integrale.pdf.
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