La compagnia fondata dall’ex pilota amministra un patrimonio di 100 milioni ripartiti in due fondi di fondi, che investono in venture capital statunitensi
Durante la sua carriera in Formula 1, Nico Rosberg ha sviluppato una serie di abilità come la concentrazione prolungata, la capacità di prendere decisioni rapide sotto stress, l’analisi rapida di stimoli visivi e sonori e un eccellente senso del rischio. Queste competenze, che lo hanno portato a vincere il campionato mondiale nel 2016, sono tipiche non solo dei piloti di Formula 1, ma anche di altre professioni ad alto rischio come gli astronauti. Dopo il ritiro dalle corse, Rosberg ha deciso di applicare queste abilità nel dinamico e rischioso mondo degli investimenti in tecnologie innovative.
L’interesse di Rosberg per gli investimenti in startup ha avuto inizio circa otto anni fa, quando ha iniziato a investire come business angel. Da allora, ha ampliato il suo portafoglio a oltre 35 investimenti, distribuiti tra Europa e Stati Uniti. Tra i suoi investimenti significativi figura il contributo a round di finanziamento di Applied Intuition, una compagnia che fornisce software per veicoli in diversi settori come quello automobilistico e agricolo, che ha recentemente chiuso un round di serie E da 250 milioni di dollari, portando la valutazione dell’azienda a 6 miliardi di dollari. Ha investito anche in Space X di Elon Musk e in ChargePoint, una piattaforma di ricarica per veicoli elettrici, entrando così a far parte del circuito di importanti venture capital della Silicon Valley.
Rosberg ha poi utilizzato la sua rete di contatti per supportare l’azienda che ha creato insieme all’amico d’infanzia Francesco Sama, che ha una solida esperienza nel settore del private banking. In soli due anni, Rosberg Ventures ha raggiunto un traguardo importante, gestendo un patrimonio di 100 milioni di dollari grazie alla chiusura del suo secondo fondo di fondi da 78 milioni di dollari, raccolti principalmente da famiglie imprenditoriali italiane e tedesche. Questo secondo fondo è stato lanciato a solo un anno di distanza dal primo, che era stato chiuso nel 2023 con un capitale di 22 milioni di dollari ed è stato interamente investito.
«Per una gestione patrimoniale efficace, è consigliabile investire una parte dei propri capitali nei migliori venture capital mondiali, seguendo l’esempio dell’università di Yale negli ultimi 40 anni. Ho deciso di seguire questa strada, ma il settore del venture è molto ristretto e le maggiori opportunità di crescita sono concentrate in pochi soggetti, dunque è essenziale investire in questi fondi, e per farlo è necessaria una massa critica di capitali. Per questo motivo, abbiamo deciso di unire le famiglie più ricche di Germania e Italia per raccogliere questi fondi», spiega Rosberg, che si ispira al libro di David Swensen, chief investment officer di Yale dal 1985 fino alla sua morte nel 2021.
Accedere ai venture capital americani è complicato, ma Rosberg utilizza la sua passione per la Formula 1, condivisa da molti nel settore, come leva per aprire le porte. «È difficile ottenere accesso ai migliori fondi senza un valore aggiunto. Nel mio caso, la Formula 1 funge da chiave, ma la conversazione deve poi evolvere verso il business. Introduco quindi un approccio strategico, portando le grandi famiglie imprenditoriali tedesche e italiane che possono stabilire legami e partnership con le startup in cui i venture capital investono. Questo non solo offre un rendimento sul capitale, ma aggiunge anche valore dal punto di vista industriale, dato che abbiamo accesso a un portafoglio di investimenti diversificato e all’avanguardia. I fondi di venture capital, dal canto loro, possono presentare alle startup potenziali clienti europei di rilievo, che, firmando contratti, possono incrementare i ricavi delle aziende. Si crea così una situazione vantaggiosa per entrambe le parti», dichiara Rosberg in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore durante un viaggio a Singapore.
Rosberg Ventures si concentra sulla creazione di partnership trasformative tra le consolidate industrie europee e le startup tecnologiche con un alto potenziale di crescita. In questo modo, le aziende europee possono accelerare la loro trasformazione digitale e tecnologica, mentre le startup possono espandere il proprio mercato e aumentare il fatturato. «Sono molto orgoglioso perché, nonostante sia un ex pilota di Formula 1, sono riuscito a creare qualcosa nel settore finanziario e stiamo procedendo secondo il piano industriale previsto», sottolinea Rosberg, aggiungendo: «Ci siamo focalizzati sulla Germania e sull’Italia perché sono i paesi a cui sono più legato. Il successo di questo fondo evidenzia la richiesta di un veicolo che colleghi leader di settore tradizionali con tecnologie all’avanguardia».
Il campione fa alcuni esempi, come Codium, una piattaforma di coding tramite intelligenza artificiale che assiste gli sviluppatori nella scrittura, nel test e nella revisione del codice all’interno di IDE e Git, e Watershed, una piattaforma che aiuta le aziende nella misurazione e nel reporting dei dati sulla sostenibilità. «Questi sono modelli di business chiari e utili per gli imprenditori. L’utilità è immediatamente evidente, il che facilita la creazione di partnership con gruppi industriali tradizionali», osserva Rosberg, che aggiunge: «L’opportunità creata dall’intelligenza artificiale sarà più grande dell’impatto di internet. Il PIL mondiale attuale è di 100 mila miliardi di dollari, di cui 55 mila miliardi sono prodotti dal lavoro umano, mentre solo 15 mila miliardi sono generati dalla tecnologia. Le stime indicano che la quota attribuibile alla tecnologia potrebbe crescere fino al 20% del PIL globale. È un’opportunità di crescita senza precedenti».
Queste potenzialità, secondo Rosberg, giustificano le alte valutazioni delle aziende di AI: «Nei migliori casi, le alte valutazioni sono giustificate dal potenziale di crescita del valore, che non abbiamo mai visto nella storia. Certo, ci saranno molte startup che potrebbero non riuscire, ma quelle che avranno successo genereranno tutto il rendimento per i fondi di venture capital», precisa l’ex pilota, sottolineando: «La differenza con la bolla tecnologica del 2000 è che oggi ci sono fondamentali solidi a sostenere la crescita delle valutazioni, mentre allora mancavano».
Gli investimenti di Rosberg Ventures sono orientati verso fondi a livello globale, con una preferenza per i grandi venture capital americani. «Il nostro secondo fondo dei fondi ha suscitato più interesse di quanto poi abbiamo deciso di raccogliere. Vedremo come si svilupperà l’accesso ad altri fondi di venture capital nei prossimi mesi, con l’obiettivo di diversificare ulteriormente gli investimenti. Se identificheremo ulteriori opportunità di investimento, potremmo considerare di aumentare la dimensione del secondo fondo di fondi fino a 100 milioni di dollari», conclude Rosberg.
Sul podio 23 volte e 30 pole position per Nico Rosberg nel 2016, l’anno in cui ha vinto il campionato mondiale piloti di Formula 1. Nato nel 1985, di cittadinanza tedesca e finlandese, Rosberg, che parla correntemente italiano, è figlio d’arte; suo padre Keke Rosberg fu campione del mondo di Formula 1 nel 1982. «Non importa quanto sei bravo come pilota, per avere successo devi avere la macchina giusta e il team giusto alle tue spalle», ha affermato, e porta questa stessa filosofia nel mondo della finanza, dove il lavoro di squadra rimane un elemento cruciale.
Tra finanza e sport, però, Rosberg sottolinea una differenza fondamentale: «In Formula 1 c’è un traguardo e quando lo passi per primo hai vinto. Nel mondo del business non è la stessa cosa, perché non esiste una linea di arrivo chiara, ma un’evoluzione che non è sempre lineare. In entrambi i contesti, tuttavia, è necessario prendere decisioni rapide e assumersi rischi calcolati. Sono abituato a questo, perché nello sport si fallisce più di quanto si vinca e non ho paura del rischio. So come gestire il fallimento e sono veloce e creativo nel ritornare in pista per recuperare. Calcolo sempre il peggior scenario e sono pronto ad agire di conseguenza». Una capacità preziosa anche quando si tratta di investire in startup.
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Esperta di finanza con oltre dieci anni di esperienza, Claudia Rossi fornisce consulenze strategiche su investimenti e gestione finanziaria nel contesto frontaliere. Laureata alla Bocconi, aiuta i nostri lettori a navigare il complesso mondo finanziario tra Italia e Svizzera.
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