Alessio Ara di Ittireddu fu assassinato per una relazione clandestina.
Era il 15 dicembre 2016 quando Alessio Ara, un manovale 36enne di Ittireddu, fu ucciso con due colpi di fucile a pallettoni davanti alla casa di sua madre. Un delitto maturato, secondo gli inquirenti, per questioni di onore legate a una relazione sentimentale clandestina che la vittima aveva intrattenuto con la figlia di Vincenzo Unali, un allevatore 66enne di Mores. La donna era ufficialmente fidanzata con un socio in affari del padre, ma il rapporto segreto con Ara avrebbe scatenato un desiderio di vendetta.
Le indagini avevano portato al rinvenimento di tracce di DNA sui pantaloni utilizzati per avvolgere il fucile, una delle quali riconducibile senza dubbio a Unali. Questa prova, insieme ad altre ricostruzioni investigative, ha costituito il fulcro dell’accusa. Tuttavia, i familiari dell’allevatore hanno negato qualsiasi coinvolgimento, arrivando a finire sotto processo per falsa testimonianza.
Un lungo iter giudiziario
Nel corso degli anni, il caso ha subito numerosi sviluppi. Dopo una prima condanna all’ergastolo nel 2020 e una conferma in appello a Sassari, la Cassazione aveva annullato la sentenza nel 2023. La difesa di Unali aveva contestato la validità delle perizie sul DNA, ottenendo un nuovo processo a Cagliari.
Nel dibattimento più recente, sono state condotte ulteriori analisi per verificare le tracce genetiche. La difesa ha avanzato ipotesi alternative, suggerendo il coinvolgimento di una terza persona o addirittura un collegamento con la morte di un compare di Ara, Giampietro Argiolas, avvenuta l’anno precedente.
La nuova decisione della Corte
Nonostante i dubbi sollevati, i giudici hanno ritenuto sufficienti le prove a carico di Unali. L’allevatore è stato nuovamente condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Cagliari. Come scrive La Nuova Sardegna, le motivazioni della sentenza, attese nelle prossime settimane, chiariranno le valutazioni che hanno portato a questa decisione.
Il caso potrebbe non essere ancora chiuso, dato che la difesa non esclude un nuovo ricorso in Cassazione per continuare la battaglia giudiziaria.
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