“Le mancate politiche industriali del Governo Meloni, al di là degli annunci propagandistici di questo o quel ministro, dimostrano la distanza dal Paese reale e il totale disimpegno dell’Esecutivo sul tema della crisi dell’industria italiana, che ormai è al palo da quasi due anni”. Pino Gesmundo – il segretario confederale CGIL a capo dell’area delle politiche industriali – presenta così all’ANSA i dati del sindacato sui lavoratori coinvolti dai tavoli di crisi, raddoppiati in un anno. Con un “tessuto industriale impoverito”, avverte, servono “scelte diverse delle imprese e dei governi”.
“Negli ultimi tre decenni – rileva il segretario confederale CGIL che ha la delega su politiche industriali e energetiche, infrastrutture e trasporti, aree di crisi – a guidare le scelte industriali sono state le multinazionali e i fondi speculativi, che hanno fatto shopping di imprese nel nostro Paese, spesso a basso costo e usufruendo di benefici ed agevolazioni governative, con il totale disimpegno della politica e dello Stato”. E evidenzia: “Oltre alle aziende private, questi processi hanno peraltro riguardato anche le partecipate pubbliche, abbattendosi spesso sui lavoratori”. L’allarme della Cgil si fonda sullo “scenario sconfortante ” che emerge dai dati aggiornati a fine anno, del sindacato, sul numero dei lavoratori coinvolti dai tavoli sulle crisi di industria aperti al ministero delle Imprese, saliti in un anno da 58.026 a 105.974. Un numero che sale a 118.310 considerando “12.336 addetti di piccole e medie aziende che hanno perso il lavoro per vertenze che non sono neppure arrivate alle istituzioni”. “Così – evidenzia ancora Gesmundo – il nostro tessuto industriale è stato via via impoverito ed è oggi più che mai impreparato alle sfide globali, imposte dalla situazione geopolitica, e alla necessaria transizione ambientale e produttiva che – senza scelte diverse delle imprese e dei governi – rischia di essere pagata solo dalle lavoratrici e dai lavoratori”.
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