Venerdì, per loro che hanno perso una figlia schiacciata in A1 al chilometro 58, è stata un’altra giornata di buio. L’ennesima, di rabbia. Claudio Terzoni, accanto alla moglie Nadia Bisci, rientrato a casa a Bacedasco dopo essere stato in tribunale, si è sfogato sulla sua pagina Facebook: “Se questa è giustizia…”, ha scritto. Al telefono ammette tutta la sua delusione: “Mi avevano consigliato di non andare in tribunale, venerdì. Però io volevo esserci. Lo devo a mia figlia”.
Sua figlia si chiamava Elisa. Avrebbe compiuto 34 anni pochi giorni dopo l’incidente. Era mamma di due bimbi che amava più della sua stessa vita. Quel 20 marzo tornava a casa, dai suoi genitori, dopo aver partecipato a un corso di difesa personale organizzato in palestra a Castelsangiovanni: si è fermata in coda, un camionista quando si è accorto della fila di auto ha tentato di frenare ma era già troppo tardi.
“Il giudice nella sentenza per l’omicidio stradale colposo di Elisa, a nove mesi dalla sua morte, ha condannato ad un anno e 4 mesi il camionista che l’ha schiacciata con il suo mezzo. Lui ha patteggiato, la pena è stata sospesa e quel che resta sono sei mesi di sospensione della patente. A questo punto, speriamo solo nella giustizia divina”, conclude Terzoni, difeso dalla società gruppo Mazzini di Padova.
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