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Pesce azzurro, sta per scattare il fermo biologico #finsubito prestito immediato



Foto: Hrvoje Jelavic/PIXSELL

Il plenilunio – la luna piena fredda di dicembre – è passato da quasi una settimana (domenica 15) e sappiamo tutti che durante le notti di luna piena non si pesca il piccolo pesce azzurro e che alcuni giorni prima e dopo il plenilunio l’offerta nei mercati ittici è notevolmente ridotta. Le sardine, magari anche qualche acciuga, sono ritornate sui banconi della pescheria, per cui sarebbe opportuno affrettarsi ad acquistarle e, possibilmente, fare scorta per metterle nel congelatore. Perché? La risposta è semplice: alla vigilia di Natale inizia il fermo pesca per il piccolo pesce azzurro. Più precisamente, come definisce il legislatore, ci sarà una “sospensione dell’uso della rete a circuizione” – lo strumento di pesca indirizzata a specie che vivono in banchi come le sardine e le acciughe –, che durerà quasi due mesi, ossia fino al 16 febbraio dell’anno prossimo.

Se durante quel periodo si desidera del pesce azzurro, bisognerà congelarlo in anticipo o ricorrere alle conserve, che sono di buona qualità, nonostante quello che molti possano pensare o dire. Durante il fermo pesca, ci sarà comunque del pesce azzurro fresco nei mercati, sicuramente importato. Non mancheranno certamente sgombri provenienti dalla Spagna. Fatto sta che non ci sarà pesce azzurro locale sul mercato, salvo che qualcuno decida di importarlo dalla Slovenia, dove il fermo pesca non viene applicato, nonostante i pescatori lavorino nello stesso mare.

Foto: Hrvoje Jelavic/PIXSELL

Oltre 250 specie ittiche consumabili

Il fermo biologico viene disposto dal Ministero dell’Agricoltura e della Pesca, in concomitanza con il periodo di riproduzione del pesce. Il fermo pesca di per sé fa poco o nulla, però, se non si riesce ad abbracciare costantemente un’economia sostenibile, che sia rispettosa dei cicli vitali e che non punti a riempire i banchi dei mercati di offerta prima ancora che si sviluppi una domanda. Dobbiamo ricordarci che oltre il 50% delle popolazioni dei mari è a livello massimo di cattura, al di sopra del quale inizia il processo di diminuzione, ovvero di estinzione. Il 20% è tra quelle moderatamente sfruttate e soltanto il 3% è sotto sfruttato. Nel bacino Mediterraneo ci sono oltre 250 specie ittiche consumabili, eppure il mercato si accanisce su una ventina di esemplari. A cosa serve dunque fermare la pesca per uno o due mesi? La natura ha i suoi tempi e sono del tutto differenti a quelli del mercato. Occorrerebbe una rivoluzione di pensiero, difficilmente ipotizzabile nel nostro piccolo.

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I pescherecci croati potranno entrare in azione, quindi, a partire dal 16 febbraio del 2025 e nel frattempo gli amanti del pesce azzurro dovranno optare per quello bianco, che però ha raggiunto dei prezzi incredibilmente elevati. Il ragionamento dei pescatori e dei venditori di pesce è semplice: “Finché c’è qualcuno che lo acquista, significa che il prezzo è giusto”. Il concetto di mercato è centrale in economia. Si basa sull’idea che i mercati sono spazi in cui le forze della domanda e dell’offerta interagiscono per determinare i prezzi e le quantità di beni e servizi scambiati. L’equilibrio del mercato si verifica quando la quantità di beni o servizi che i consumatori sono disposti e in grado di acquistare è uguale alla quantità che i produttori sono disposti e in grado di vendere. Questo punto di equilibrio indica il prezzo al quale il bene o il servizio sarà venduto e la quantità che sarà scambiata. Nel nostro caso non possiamo affermare che ci sia un grande equilibrio, in quanto i produttori (pescatori) fissano dei prezzi che per molti sono inconcepibile e fuori budget. Possiamo anche comprendere che il tonno pinna blu sia costoso, perché è un pesce raro e prelibato per la morbidezza delle sue carni e il sapore caratteristico e uno degli ingredienti usati per la preparazione del sushi, ma tanti altri pesci adriatici hanno raggiunto ormai prezzi che in pochi si possono (o vogliono) permettere, a partire dallo scorfano, passando per orata, dentice e branzino, per finire con il pesce San Pietro e la rana pescatrice, senza dimenticare la ricciola, i saraghi e così via.

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