Le disuguaglianze retributive tra Nord e Sud Italia continuano a essere marcate, con differenze significative negli stipendi mensili e nelle tredicesime. I lavoratori del Nord guadagnano mediamente il 50% in più rispetto ai colleghi del Sud, una disparità che si riflette anche nell’impatto economico delle gratifiche natalizie. Secondo uno studio della CGIA di Mestre, le buste paga al Nord si attestano sui 2.000 euro lordi mensili, mentre al Sud la media è di circa 1.350 euro. Questo squilibrio retributivo evidenzia come il contesto economico e le tipologie di contratti incidano profondamente sul reddito dei lavoratori, influenzando la qualità della vita e le opportunità per le famiglie. Ma cosa c’è dietro queste disparità e quali sono le città con gli stipendi più alti e più bassi in Italia?
Tra Nord e Sud buste paga diverse: 8.450 euro ingiustizie
Le differenze retributive tra Nord e Sud Italia si traducono in un gap annuale di 8.450 euro lordi. Mentre al Nord i dipendenti percepiscono mediamente 2.000 euro lordi al mese, al Sud gli stipendi si fermano a 1.350 euro. Questo divario è attribuibile a diversi fattori, tra cui:
- Costo della vita e produttività: Al Nord, il costo della vita e la produttività sono generalmente più elevati rispetto al Sud.
- Tipologie contrattuali: Nel Mezzogiorno prevalgono contratti a termine, part-time involontari e stagionali, che offrono retribuzioni più basse.
- Concentrazione di grandi aziende: Le multinazionali e i grandi gruppi industriali, che tendono a offrire stipendi più alti, sono prevalentemente situati al Nord.
Le città con le buste paga più alte e più basse
Le città del Nord dominano la classifica degli stipendi medi più alti:
- Milano: 2.642 euro lordi al mese.
- Monza-Brianza: 2.218 euro.
- Parma: 2.144 euro.
- Modena: 2.129 euro.
- Bologna: 2.123 euro.
Nel Sud, invece, le retribuzioni più basse si registrano a:
- Vibo Valentia: 1.030 euro lordi al mese.
- Nuoro: 1.129 euro.
- Cosenza: 1.140 euro.
- Trapani: 1.143 euro.
Chieti è la provincia del Mezzogiorno con gli stipendi più alti, ma si posiziona comunque solo al 55° posto a livello nazionale, con una media di 1.598 euro.
La tredicesima: un’occasione per ridurre il gap?
A dicembre, i lavoratori dipendenti ricevono la tredicesima mensilità, introdotta nel 1960 per offrire un sostegno economico extra durante le festività natalizie. Tuttavia, anche in questo caso, le differenze retributive si fanno sentire. Al Nord, la tredicesima riflette stipendi più alti e offre un margine maggiore per affrontare le spese natalizie. Al Sud, pur essendo un’aggiunta preziosa, il suo impatto è ridotto dalla minore retribuzione di base.
Inoltre, quest’anno, i lavoratori con redditi inferiori a 28.000 euro e almeno un figlio a carico ricevono un bonus una tantum di 100 euro insieme alla tredicesima. Questa misura, sebbene utile, non riesce a colmare il divario tra le due aree geografiche.
Contratti e prospettive future
La contrattazione collettiva nazionale ha avuto un ruolo importante nel contenere i differenziali salariali all’interno dello stesso settore. Tuttavia, il ricorso al contratto di secondo livello, che prevede incrementi retributivi legati alla produttività aziendale, potrebbe rappresentare una soluzione per ridurre il gap geografico. Incentivare la presenza di grandi imprese e multinazionali nel Sud potrebbe inoltre migliorare le prospettive salariali per i lavoratori del Mezzogiorno.
Le disuguaglianze retributive tra Nord e Sud Italia non sono solo una questione di numeri, ma riflettono differenze strutturali nel tessuto economico e sociale del Paese. Affrontare questo divario richiede interventi mirati che incentivino lo sviluppo economico del Sud e promuovano una maggiore equità retributiva.
Nel frattempo, il divario resta una realtà che influenza profondamente le vite dei lavoratori italiani, da Nord a Sud.
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