È una bocciatura senza appello quella espressa dal gruppo assembleare del Partito Democratico sulla proposta di legge riguardante il bilancio regionale di previsione 2025-2027 che andrà in discussione a Palazzo Leopardi lunedì. Un giudizio negativo che, a meno di un anno dalla fine della legislatura, si estende all’intera azione di governo della giunta Acquaroli.
«Le Marche – esordisce la capogruppo Anna Casini – subiscono il totale disinteresse del governo Meloni. La legge di bilancio nazionale infatti non prevede alcuna risorsa: no Zes, no proroga del 110 per le aree terremotate e alluvionate, no zona franca urbana, no infrastrutture. Sottolineo che i 5 milioni che Acquaroli sbandiera sono da dividere con l’Umbria e non basteranno neppure a ricostruire un condominio. Acquaroli è l’anello debole della millantata filiera, inesistente nelle Marche e inesistente a Roma».
«Quello che approderà la settimana prossima in aula – afferma Romano Carancini, relatore di minoranza del Documento di economia e finanza regionale – non è solo un bilancio di previsione, ma, inevitabilmente, sarà un bilancio politico dell’intero mandato del governo di Acquaroli. Un bilancio di cartone, finto e artefatto, che prova maldestramente a nascondere l’interminabile sequela di fallimenti e insuccessi che hanno costellato il cosiddetto Modello Marche. Tanto è vero che, al di là delle letture di parte, chiunque sia dotato di onestà intellettuale non potrà negare che in questi anni le Marche non solo non sono avanzate di un millimetro, ma in molti campi sono addirittura arretrate. Per averne conferma è sufficiente prendere le due principali voci di bilancio: la sanità e il trasporto pubblico locale. A meno di un anno dalla fine del mandato, ancora non è operativa la pseudo riforma riguardante la riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Dall’estate del 2022, quando venne approvata, la giunta regionale non è stata capace di varare l’atto aziendale che costituisce il fondamento della programmazione delle politiche sanitarie sui territori; un ritardo che è innegabilmente alla base delle inefficienze quotidiane che caratterizzano l’erogazione dei servizi ai cittadini, a partire dall’allungamento dei tempi delle liste di attesa. Sul trasporto pubblico locale, più che le serrate critiche svolte dal nostro gruppo, parlano le imbarazzate ammissioni dell’assessore Brandoni in commissione, sembra infatti che le Marche, già ultime tra le Regioni a statuto ordinario nella ripartizione del fondo nazionale, potrebbero addirittura scendere al di sotto dell’attuale misera quota del 2,17% assegnata dal governo. E non va meglio nello stanziamento di risorse proprie, pari a 9 euro ad abitante. Una politica miope che come sempre colpisce le fasce sociali più deboli: studenti, meno abbienti, anziani, pendolari. Un altro inquietante capitolo di questo interminabile libro degli errori e degli orrori firmato da Acquaroli è la questione dell’Aeroporto delle Marche. Ormai tutti sanno dello stucchevole caso Atim-Aeroitalia, ciò che invece è passata sottotraccia è la disastrosa situazione dello scalo marchigiano, surclassato in termini di arrivi e partenze di passeggeri dagli aeroporti concorrenti del centro Italia che hanno analoghe dimensioni. I dati relativi alla fase post Covid delineano una vera e propria Caporetto con Pescara, Perugia, e Rimini che crescono molto più di Ancona, dimostrando di avere prospettive di ulteriore sviluppo a noi purtroppo precluse, anche a causa perdite costanti fatte registrare a partire dal 2021: 3 milioni e 235 mila euro, 2 milioni e 24 mila euro e 1 milione 758 mila euro. Ma le cose non vanno meglio neppure su argomenti che, in maniera del tutto arbitraria, il centrodestra ritiene suoi terreni privilegiati. Basti pensare al taglio di 100mila euro, su 500mila, al fondo per le politiche di sostegno della famiglia; soldi redistribuiti nella famigerata tabella E, che quest’anno più che mai ha cannibalizzato il bilancio ed è divenuta il portafoglio elettorale dei consiglieri del centrodestra per elargire mancette e prebende in vista delle regionali del prossimo anno».
A rincarare la dose arriva Micaela Vitri. «Due annotazioni su temi che sto seguendo attentamente – dice Vitri – la prima riguarda il contributo di 40mila euro a Norcia per la candidatura a Capitale europea della Cultura 2033, in contrapposizione con il progetto della Provincia di Pesaro-Urbino presentato nel lontano gennaio 2020 a Matera da Matteo Ricci e Maurizio Gambini. Dopo aver snobbato e ostacolato Pesaro Capitale italiana della cultura 2024, credo sia allucinante che la giunta Acquaroli sostenga la candidatura di un comune umbro, seppur meritevole per ciò che rappresenta sotto i profili storico e culturale. Per questo ho presentato un emendamento al bilancio che propone di destinare i 40mila euro di Norcia ai Comuni di Pesaro e Urbino, che metteranno in campo un progetto capace di promuovere le Marche a livello internazionale e attirare tanti turisti. La seconda annotazione riguarda la Fattoria della Legalità di Isola del Piano, alla quale la giunta precedente aveva destinato un finanziamento di 240 mila euro per la messa in sicurezza dell’immobile, che negli anni è stato sede di tanti progetti sull’educazione alla legalità per studenti, associazioni laiche e cattoliche, tanti giovani. Uno dei primi di Acquaroli, appena eletto Presidente della Regione, fu quello di eliminare il contributo di 240mila euro. Dopo i miei continui solleciti, anche tramite un’interrogazione discussa il 25 giugno in consiglio regionale, la giunta regionale prevede nel Bilancio di previsione 2025-2027 un contributo di 100mila euro per la ristrutturazione della Fattoria della Legalità a Isola del Piano. Solamente che, durante la discussione in commissione, sono stati approvati degli emendamenti di Rossi che hanno dimezzato il contributo destinato all’immobile. È un atto molto grave e per questo proporrò in aula di ripristinare il finanziamento di 240 mila euro».
Le conclusioni a cura della segretaria Chantal Bomprezzi. «Siamo molto preoccupati – finisce Bomprezzi – perché le Marche sono diventate la regione dei record negativi: aumenta la povertà, si spopolano le aree interne, chiudono le imprese, cresce la disoccupazione e la sanità è ridotta al collasso. Il tanto celebrato Modello Marche è praticamente ignorato dal governo Meloni che anzi sembra aver completamente dimenticato i nostri territori. La cosiddetta filiera istituzionale serve ormai solo ad assegnare poltrone. La vicenda del terremoto che ha colpito due anni fa le province di Ancona e Pesaro Urbino è emblematica: alle Marche sono stati assegnati appena 5 milioni di euro da dividere con l’Umbria. Solo briciole. Nel fantastico mondo di Ameloni, insomma, le Marche fanno Acqua-roli da tutte le parti. Noi siamo già al lavoro per costruire nel 2025 un’alternativa più inclusiva possibile a questa destra che calpesta i diritti, primi fra tutti quelli delle donne, che taglia il sociale e lascia indietro i più deboli. Lo stiamo facendo con un partito unito, con i tavoli di lavoro, con la commissione per il programma, e con una mobilitazione che lanceremo con le nostre federazioni e i nostri circoli».
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