Ritardi e interruzioni per mancanza di fondi e anche di volontà: è il quadro impietoso che emerge dal report Pendolaria 2025 di
Legambiente, presentato ieri a Roma, che mette in fila dati, numeri e proposte. E piazza il Servizio ferroviario metropolitano di Torino (Sfm) fra le linee peggiori d’Italia: «Una “new entry” in questa classifica perché nel 2024 ha visto un preoccupante peggioramento dei livelli di efficienza e puntualità». Ma non è l’unica tratta piemontese citata come esempio negativo.
Si legge nel report: «Nel Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino si verificano vari problemi lungo le parti periferiche delle tratte, come ripetuti malfunzionamenti a passaggi al livello o deviatoi, ma la vera questione è il nodo di Torino che necessita di essere potenziato per poter sostenere il traffico attuale e quello previsto dalle fasi evolutive del contratto».
Legambiente concede che, dal punto di vista del materiale rotabile, ci sono stati miglioramenti grazie all’immissione in servizio dei nuovi convogli Rock e Pop. Salvo aggiunge che «rimangono criticità legate ad alcuni mezzi obsoleti e inadeguati anche ad
accogliere persone con ridotta mobilità, come peraltro lo sono molte banchine delle stazioni e fermate».
Decisamente critica, secondo l’associazione, la situazione sulle linee Sfm 4, Alba-Ciriè, e Sfm 7, Fossano-Ciriè, che da settembre hanno registrato indici di puntualità e affidabilità gravemente insufficienti e ben al di sotto delle soglie
previste contrattualmente. Tanto che l’assessore regionale ai Trasporti, Marco Gabusi, ha cercato di trovare una soluzione convocando i vertici regionali di Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana oltre all’Agenzia della Mobilità. «Negative anche le notizie dalla SFM6 Asti-Torino, dove dal 15 dicembre le corse per Torino Aeroporto, saltano le fermate di Corso Grosseto e Rigola, una scelta che danneggia le possibilità di spostamento in ambito urbano».
Il Sfm torinese è in “buona compagnia”: dalle linee ex Circumvesuviane, segnata da avarie, soppressioni, tagli, sovraffollamenti e conseguenti prese in giro, alla Caltagirone-Niscemi-Gela, sospesa da ben 13 anni e mezzo. Ma tra le 12 linee peggiori d’Italia c’è anche la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza, con il Piemonte considerato come la regione più in difficoltà dal punto di vista ferroviario. Un altro esempio? Il tratto Pinerolo-Torre Pellice della Pinerolo-Torino-Chivasso, in stallo nonostante progetti e studi di fattibilità promossi dalla Città metropolitana. Eppure la riattivazione del servizio, sospeso nel 2012, è inclusa nel contratto per il Servizio Ferroviario Metropolitano siglato nel 2019 tra la Regione Piemonte e Trenitalia.
In generale, Legambiente è critica sugli interventi e gli investimenti legati al trasporto pubblico: «Partendo dal portafoglio
delle risorse, è a dir poco esiguo l’incremento di 120 milioni previsto nella proposta di legge di Bilancio
2025 per il Fondo Nazionale Trasporti, sottofinanziato da anni. In valori assoluti, i finanziamenti nazionali
per il trasporto su ferro e su gomma sono passati da circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 5,2 miliardi nel
2024, ma questi importi restano ben al di sotto delle necessità e rappresentano un –36% se si considera
l’inflazione di questi ultimi 15 anni. E intanto il progetto del Ponte sullo Stretto continua a drenare
ingentissime risorse pubbliche mentre ci sono linee chiuse e servizi sospesi da oltre un decennio».
Tagli e risorse finanziarie troppo basse, secondo l’associazione ambientalista, rischiano di lasciare indietro il sistema trasporti del Paese. Per questo, a margine del report, parte un monito al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo
Salvini: «Le risorse economiche necessarie per una efficace cura del ferro sono recuperabili eliminando una parte dei sussidi
alle fonti fossili e abbandonando progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina e quelli dannosi per l’ambiente e l’economia, come nuove superstrade e autostrade in aree già dotate di queste infrastrutture. Servono almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi al Fondo Nazionale Trasporti, 500 milioni di euro l’anno per l’acquisto di treni regionali, 5 miliardi
di euro per la costruzione e riqualificazione di linee metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, oltre a 200
milioni di euro all’anno per migliorare i servizi Intercity».
Ai problemi economici si aggiunge la crisi climatica, visto che negli ultimi 14 anni ci sono stati 203 eventi meteo estremi che hanno causato interruzioni e ritardi a treni, metro e tram in tutta Italia. Piogge intense e
allagamenti, frane dovute a intense precipitazioni, temperature record e forti raffiche di vento hanno
colpito la mobilità in particolare di Roma (con 36 eventi), Napoli (12) e Milano (11). Torino segue a quota 6.
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