(Teleborsa) – Tassi fermi anche in Cina. Nei giorni scorso, la Federal Reserve ha indicato la strada che le altre banche centrali hanno seguito, anzi preceduto, anticipando una politica più da “falco” e giocando subito la carta del “wait and see”. La banca centrale americana, infatti, ha annunciato una impostazione più cauta nel percorso di normalizzazione dei tassi d’interesse e segnalato minori tagli dei tassi per il 2025. Una impostazione condivisa anche dalla Bank of England e dalla Bank of Japan, che hanno lasciato fermi i tassi d’interesse, ed ora dalla People Bank of China, che ha confermato i tassi sui prestiti, chiudendo la settimana delle banche centrali con qualche preoccupazione in più per i mercati.
Le decisioni della PBOC
La banca centrale cinese ha annunciato oggi di aver mantenuto invariati principali tassi di riferimento sui prestiti (LPR), confermando quello a 1 anno al 3,1% e quello a 5 anni al 3,6%. Una decisione largamente attesa dai mercati. Da segnalare che il primo tasso (un anno) è solitamente un riferimento per i prestiti ad imprese e famiglie, mentre quello più lungo (cinque anni) viene considerato un benchmark per i mutui ipotecari.
In questo modo, la banca centrale cinese sta cercando di trovare una via di compromesso fra lo stimolare la domanda e la crescita economica ed alleviare le insistenti pressioni sullo yuan. Il meeting economico del partito comunista, tenutosi a dicembre, aveva confermato la volontà di sostenere una politica monetaria espansiva e quindi ulteriori tagli dei tassi d’interesse, per rivitalizzare una debole domanda interna, ma è più probabile un sostegno in ambito fiscale che monetario in questa fase.
La strada indicata dalla Fed
La decisione della banca centrale cinese è arrivata sulla scia del taglio dei tassi di 25 punti base annunciato dalla Federal Reserve mercoledì sera. Una Fed che, pur avendo ridotto i tassi in questo ultimo meeting dell’anno, è sembrata più “falco” e meno propensa a tagliare i tassi di interesse. Sono ora attesi nel 2025 solo due tagli di moderata entità, a fronte dei quattro tagli previsti in precedenza, sino alla riunione di settembre. Secondo gli analisti, la revisione delle prospettive della Fed sui tassi difficilmente avrà un’enorme influenza sulla traiettoria della politica monetaria cinese, ma potrebbe mettere ulteriore pressione sullo yuan.
Bank of England più falco
La Bank of England ha anticipato la svolta da “falco” della Fed e, a causa di una crescita dell’inflazione e salariale troppo elevata, si vede costretta a mantenere i tassi d’interesse su un livello più elevato, al 4,75%. Nulla di fatto dunque per l’ultima riunione dell’anno, che sconta una nuova impennata dell’inflazione ad un tasso del 2,6% e la prospettiva di nuovi aumento, in risposta ad una crescita dei salari che si conferma molto elevata.
La Bank of Japan segue l’onda
Anche la Bank of Japan ha deciso questa settimana di lasciare i tassi di interesse invariati allo 0,25%, affermando che l’economia giapponese “si è ripresa moderatamente, sebbene in parte si sia notata una certa debolezza”, mentre si prevede che l’inflazione aumenterà gradualmente nel medio e lungo termine, grazie anche al circolo virtuoso tra salari e prezzi. Per quanto riguarda i rischi per le prospettive, la BoJ ha affermato che permangono elevate incertezze sull’attività economica e sui prezzi, compresi gli sviluppi dell’economia internazionale e dei prezzi delle materie prime.
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