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Perché la legge di bilancio rischia di liberalizzare la caccia #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Un emendamento rende più difficile fare ricorso e a stabilire i calendari, oltre a Ispra, sarà un organo politico. Le associazioni scrivono al Quirinale.

  • In legge di bilancio entra un emendamento che allarga le maglie della stagione venatoria: sarà più difficile fare ricorso e a stabilire i calendari, oltre all’Ispra, sarà un organo politico.
  • Le associazioni animaliste e ambientaliste chiedono l’intervento del presidente della Repubblica per fermare questo provvedimento.
  • Ci sono anche 2 piccole buone notizie: il rifinanziamento dei centri di recupero per gli animali selvatici e della Carta geologica d’Italia.

Cosa c’entra la legge di bilancio con la caccia? Apparentemente, nulla. Di fatto però, un emendamento alla manovra che è attualmente in discussione alla Camera, presentato da una deputata di Fratelli d’Italia, Maria Cristina Caretta, rischia di allargare tantissimo le maglie dell’attività venatoria in Italia. E l’emendamento, pur non avendo alcun nesso logico con la legge di bilancio, che serve in teoria a indirizzare le politiche di spesa per l’anno successivo, al momento è stato dichiarato ammissibile dalla Commissione Bilancio. Generando ovviamente proteste e preoccupazioni da parte delle principali associazioni ambientaliste e animaliste.

Cosa prevede l’emendamento sulla caccia 

Secondo la nuova norma, i calendari venatori, che regolano i periodi di caccia, potranno essere impugnati solo entro 30 giorni dalla loro pubblicazione, limitando le opportunità per associazioni e cittadini di contestare eventuali irregolarità. Inoltre, la proposta affida a un Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale, un organo politico che conterrà anche rappresentanti delle associazioni dei cacciatori, il compito di emanare pareri equiparati a quelli scientifici dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: praticamente la politica che si sostituisce alla scienza. Questo cambio di approccio potrebbe consentire la caccia a specie attualmente protette, suscitando timori per la biodiversità e il rispetto delle normative europee.

Le reazioni non si sono fatte attendere. In una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le principali associazioni ambientaliste e animaliste italiane, tra cui WWF, Legambiente, Lipu ed Enpa, hanno denunciato le gravi incostituzionalità dell’emendamento. Le associazioni sottolineano come la modifica violi l’articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio naturale, e l’articolo 24, che garantisce il diritto all’accesso alla giustizia. Inoltre, viene evidenziato il rischio di una nuova procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, simile a quella già attivata nel 2022 per la violazione della Direttiva Uccelli.

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Un colpo ai diritti e alla tutela ambientale

Le associazioni accusano il governo di piegarsi alle richieste delle lobby venatorie, sacrificando i principi fondamentali dello Stato di diritto per favorire una minoranza. “Con questa norma si facilitano l’uccisione degli animali per diletto e si ostacolano i giudici, i cittadini e le associazioni nel difendere la fauna selvatica e l’ambiente”, si legge nella lettera-appello consegnata a Mattarella. La modifica comprometterebbe anche la possibilità di sospendere la caccia in caso di provvedimenti illegittimi, con potenziali danni irreparabili per la fauna. Le associazioni chiedono dunque un intervento tempestivo di Mattarella per fermare l’approvazione definitiva dell’emendamento. “Il Presidente della Repubblica è il custode della Costituzione: confidiamo nel suo ruolo di garante per tutelare i diritti ambientali, giuridici e delle future generazioni”, affermano i firmatari della lettera. Caretta, la deputata che ha presentato l’emendamento, ha spiegato che “come ben sappiamo, fin troppe volte l’impugnazione del calendario dinanzi al Tar rappresenta una strategia ostruzionistica per danneggiare il regolare svolgimento dell’attività venatoria” e che questo sarebbe “un primo passo in avanti per dare risposte a professionisti della natura che lavorano con determinazione per garantire la manutenzione del nostro patrimonio faunistico”.

L’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, invece ha espresso il proprio disappunto in termini netti: “Durante la notte, con il favore delle tenebre, il governo ha approvato una norma che liberalizza la caccia in modo estremamente pericoloso. Si tratta di una decisione grave nel merito e nel metodo, che mette a rischio non solo l’ambiente ma anche la sicurezza dei cittadini, considerando l’aumento delle morti causate dall’attività venatoria”.

A fronte di questa brutta notizia, in manovra entrano quantomeno anche due piccoli provvedimenti  positivi sul fronte ambientalista-animalista: l’aumento di 500 mila euro per ognuno dei tre anni, fino al 2027, per i centri di recupero degli animali selvatici, un emendamento che porta proprio la prima firma di Sergio Costa, e un milione di euro l’anno per rifinanziare il completamento della Carta geologica d’Italia, uno strumento fondamentale per la prevenzione e la cura del territorio.

 

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