Nel silenzio assordante degli ultimi due mesi, la situazione dei 100 dipendenti assunti da Esselunga per il nuovo punto vendita di Massetana Romana a Siena diventa sempre più preoccupante. L’apertura è stata bloccata dalla magistratura a ottobre a causa di un sequestro preventivo per l’accusa di lottizzazione abusiva. Le indagini continuano, alimentando l’incertezza tra i futuri lavoratori.
Tra le storie di speranza e di angoscia, spiccano quelle di due giovani, Maria e Mario (nomi di fantasia per preservare la loro privacy in un contesto peso e delicato), che si trovano a fronteggiare una situazione difficile. Mario, ex studente dell’ateneo senese, ha lasciato il lavoro in un bar-tavola calda del centro storico per intraprendere quello che credeva fosse un percorso promettente con Esselunga: “Ho firmato due anni fa un contratto a tempo indeterminato con sei mesi di formazione tecnica e sei mesi generale. Ero destinato a Siena, ci dissero che l’apertura sarebbe stata a marzo 2024, poi via via è stata posticipata di mese in mese fino a darci la conferma che da dicembre 2024 avremmo iniziato a pieno regime. Così mi sono spostato nella zona di Firenze, in un complesso alberghiero messo a disposizione gratuitamente da Esselunga. Per questo motivo mi sono mantenuto la casa in affitto a Siena, dove sarei poi tornato una volta iniziata l’occupazione in Massetana Romana. Purtroppo da qualche tempo mi sono accorto che nella busta paga mi trattengono una parte destinata al pagamento dell’appartamento” racconta Mario.
Maria, che ha una situazione simile, ma con dettagli diversi, afferma: “A me stanno pagando davvero la stanza. Sono qui da mesi e ho la speranza di lavorare all’Esselunga di Siena, ma molti di noi non ci credono più. Io resto e combatto con tanta speranza, ma visto il silenzio tra i dirigenti, penso che anche loro non siano più convinti di aprire”. Entrambi vivono l’incertezza del futuro: mentre Maria cerca di resistere, Mario ha deciso di lasciare: “Ho provato a chiedere aiuto per le spese, ma non è stato accettato. Ho capito che dovevo arrangiarmi e sono stato costretto a mollare. Ho investito su di me, ma non è servito a nulla”, confessa Mario, “non ho mai avuto il supporto della mia famiglia e ora mi ritrovo solo. Ho persino perso la fidanzata per lavorare qui, alzandomi alle 4 del mattino e restando lontano da casa. Sto vivendo un dramma, ma non voglio essere una vittima”. Maria, dal canto suo, esprime solidarietà ai colleghi in difficoltà: “Tra i cento dipendenti iniziali, siamo rimasti solo quelli con gli appartamenti pagati o i pendolari senesi. Capisco che non è facile per nessuno, ma io non voglio perdere questa occasione”.
Mario sottolinea un altro aspetto critico: “Nessuno ci aveva informati del sequestro del cantiere. Ci siamo aggiornati da soli grazie ai giornali, poi più niente. Tutto tace”. L’avvicinarsi del Natale per entrambi rappresenta una fonte di angoscia. Maria mantiene viva la speranza: “Credo in me stessa e nell’azienda Esselunga. Ma se la situazione non si sbloccherà entro febbraio, dovrò mollare anche io”.
Le storie di Mario e Maria non sono isolate e rappresentano l’incertezza e il disagio di molti lavoratori che, tra sogni infranti e speranze mai sopite, attendono risposte concrete. Il destino di 100 famiglie rimane legato non solo alle decisioni di un’azienda, ma anche a una situazione legale complessa che influisce profondamente sul loro futuro.
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