La rivista americana Time lo ha appena incoronato Persona dell’anno 2024. Su Donald Trump, che ha riconquistato la Casa Bianca, si concentrano le attenzioni del mondo. In tutti i palazzi del potere si cerca di capire come il tycoon vorrà caratterizzare il suo bis. Occorre anche capire quale potrà essere il ruolo dell’Italia in un contesto in cui irrompe di nuovo un presidente a cui piace l’espressione “America First” che potrebbe essere un concreto modo di essere della politica “a stelle e striscie” nei prossimi anni.
I possibili scenari sono stati analizzati nell’incontro “Nuovo Presidente Usa. Cosa cambia per l’Italia?” organizzato a Cagliari, nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna, dalla Fondazione “Vittorio Occorsio” rappresentata dallo Special Advisor Luciano Carta, già presidente di Leonardo e responsabile del servizio segreto italiano per l’estero.
Secondo Marco Minniti, presidente di Med-or e già ministro dell’Interno, “non bisogna pensare che la presidenza Trump sia una minaccia per l’Europa, ma va interpretata come una sfida dura e severa che presuppone una politica estera comune europea. Perché occorre confrontarsi con il presidente degli Stati Uniti con una voce sola lasciando da parte il rapporto one to one. Significa fare un passo avanti verso gli Stati Uniti d’Europa”.
In questo quadro molto complesso l’Italia può avere un peso non trascurabile. “Siamo al centro del Mediterraneo – spiega Minniti – in un posizione privilegiata nel rapporto con l’Africa e con il Medio Oriente. L’Italia può svolgere – aggiunge Minniti – il ruolo straordinario di apripista europeo verso la sponda sud del Mare Nostrum. Può farlo perché viene percepita come un Paese che, pur coltivando i propri interessi nazionali, ha sempre avuto un rapporto di rispetto e cooperazione con gli altri”. Entra in gioco anche la Sardegna: “È fisicamente un ponte verso la Francia, attraverso la Corsica, e contemporaneamente, per vicinanza, storia e tradizioni, ha un rapporto stretto con l’Africa. L’autonomia sarda diventa un grande valore e un eccezionale strumento di forza”.
Per l’ambasciatore Ettore Sequi, presidente di Sorgenia, già segretario generale della Farnesina, “è fondamentale la questione di Taiwan e come Cina e Stati Uniti, rivali nello scacchiere mondiale, affronteranno il futuro di un’Isola che è il fulcro dei traffici commerciali del Pacifico e dell’industria dei microprocessori più avanzati”.
Nel confronto, moderato dal capo redattore de L’Unione Sarda Giuseppe Deiana, anche i contributi di Alec Ross, docente alla “Bologna Business school”, del vice presidente del “National Italian American Foundation” Paolo Messa e dell’esperta in analisi strategiche Valbona Zeneli. In tutti gli interventi è affiorata l’idea di equilibri mondiali messi a dura prova dai conflitti recenti e della necessità di trovare nuove coordinate.
Nelle conclusioni di Luciano Carta la fotografia “di un mondo che è diventato “apolare” in cui il Mediterraneo allargato è il crogiuolo di tutte le questioni più gravi e importanti”.
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