In un momento di ricorsi e aziende che portano, con scarso successo, il Comune in tribunale su concessioni e diritti di escavazione, la guerra del marmo a Carrara almeno sulle tariffe potrebbe avere una tregua. “Per avere più chiarezza e trasparenza” come dice la sindaca Serena Arrighi, il settore Marmo del Comune sta mettendo mano ai numeri del lapideo: i costi di ogni tonnellata di blocchi, informi, scaglie e terre stabiliti da palazzo. E’ dei giorni scorsi la presentazione alla Camera di commercio del primo Osservatorio sul marmo, voluto da palazzo civico in collaborazione con l’ente camerale e il Consorzio Zia. Insieme hanno fornito dati relativi all’escavazione per poter poi trarre i coefficienti necessari alla tassazione e ai costi di mercato di quel bianco destinato alle regge dei nababbi, di principi arabi e grattacieli dell’Occidente.
Di fatto è di ieri la pubblicazione delle nuove tariffe del marmo, compilate per la prima volta dietro i dati dell’Osservatorio, che entreranno in vigore con il nuovo anno e regoleranno prezzi e balzelli fino alla fine del 2028. Ad eccezione dei beni estimati, quelle cave concesse agli escavatori come proprietà privata con un editto firmato nel 1751 da Maria Teresa d’Este, che non pagano il canone di concessione, tutte le altre cave, ossia gli agri marmiferi, che corrispondono all’80 per cento del patrimonio, dovranno pagare in base alla percentuale di concessione a cui va aggiunto il contributo di estrazione, calcolato nella misura del 10% del prezzo di vendita del marmo. In base al nuovo tariffario i blocchi una volta giunti alla pesa di Miseglia, saranno conteggiati incrociando questi dati. Per intenderci i marmi più pregiati come quello che estrae la cava Calacatta Crestola, con un canone da 20,61 euro e un contributo di estrazione da 81,80 euro dovrà pagare 102,41 euro a tonnellata. La Bettogli Marmi 77,42 euro a tonnellata (contributo estrazione 74,04 e 3,38 di canone). Il prezzo più alto è quello della Gemignani & Vanelli Marmi 104,31 (79,52 canone di estrazione più 24,79 contributo estrazione), seguita dal bianco che più bianco non si può della Fb Cave 89,12 (8,54+80,67), la Successori Adolfo Corsi 31,45 a tonnellata (10,48 di canone più 20,97 contributo), la Vf Marmi 59,68 euro (16,38 canone, 43,30 contributo).
La sindaca Arrighi lo ha definito un modo per dare una regola all’escavazione, tentando di tamponare la ridda di ricorsi che invece si sono scatenati per quanto riguarda le regole sull’escavazione, la legge regionale 35, gli accordi fatti con il Comune, la filiera corta e quel famoso articolo 21 che prevede agevolazioni e maggiori diritti di escavazione a quelle aziende che destinano opere di pubblica utilità per la città. Ma anche qui, dopo anni di trattative, ci si è incagliati sull’annuncio di gare pubbliche per interventi privati volute dal Comune che non hanno incontrato il favore degli industriali. Così come è stato definito inapplicabile il provvedimento sulla lavorazione in loco che dovrebbe riportare un po’ di ricchezza su un territorio devastato. Un settore contraddistinto ancora da guerre e carte da bollo con il Comune che ha interrotto i tavoli e gli imprenditori che bloccano gli accordi presi. Un braccio di ferro che potrebbe attenuarsi, come si è capito da uno dei recenti incontri fra amministrazione e aziende del marmo che avrebbero promesso la prosecuzione di quel tavolo finora andato avanti a stop and go che di certo non fanno il bene di una città che, nonostante un gettito di 25 milioni di euro dal lapideo, e ben tre aziende quotate in borsa, continua a rimanere nel degrado e nell’incuria.
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