La Procura della Repubblica di Foggia, rappresentata dal PM Roberta Bray, ha presentato un’eccezione di legittimità costituzionale contro l’assoluzione dell’ex sindaco Franco Landella dall’accusa di abuso d’ufficio, un reato recentemente abrogato. L’iniziativa, avanzata nell’ambito del processo sulla presunta compravendita e assegnazione illecita di case popolari, pone interrogativi rilevanti sia sul piano giudiziario sia su quello normativo.
Il caso Landella e la richiesta alla Consulta
Landella, sindaco di Foggia dal 2014 al 2021, era stato accusato di aver assegnato nel 2020 una casa popolare a una donna, atto che avrebbe dovuto essere firmato da un dirigente comunale. La sua posizione è stata separata da quella degli altri imputati e portata a giudizio in un contesto giuridico mutato dopo l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.
Nell’udienza di ieri, il PM Bray ha chiesto ai giudici di sospendere il processo e inviare gli atti alla Corte Costituzionale, sostenendo che la cancellazione del reato contrasti con le normative europee. Tale richiesta si collega a un procedimento analogo sollevato dal Tribunale di Firenze, sul quale la Consulta dovrebbe pronunciarsi il prossimo 4 marzo.
Il difensore di Landella, opponendosi all’istanza, ha depositato una sentenza del Tribunale di Reggio Emilia che rigetta eccezioni simili, ribadendo la richiesta di assoluzione per il proprio assistito.
Il processo principale: accuse gravi e sviluppi
Mentre la posizione di Landella attende nuovi sviluppi, il procedimento principale prosegue contro gli altri dieci imputati coinvolti. Tra le accuse mosse figurano reati gravi come tentata estorsione, induzione indebita, minacce, danneggiamento, falso, traffico di influenze illecite e occupazione abusiva di alloggi.
Nell’ultima udienza sono state acquisite le denunce di Antonio Bove, ex assessore al bilancio e alle politiche abitative, che avrebbe subito minacce e danni alla sua auto per presunte pressioni legate alle assegnazioni di case popolari. La Procura accusa Domenico Napolitano di aver offerto 1.500 euro a Bove per ottenere un alloggio, con successivi atti intimidatori da parte di Luigi Napolitano e Giovanni Ferrazzano per forzare ulteriori concessioni.
Traffico di influenze e favori illeciti
Il quadro accusatorio si arricchisce con episodi di traffico di influenze. Lucia Livrieri avrebbe offerto regali a Silvia Pacello, dipendente comunale, per intercedere presso Bove e ottenere un alloggio, nonostante non ne avesse diritto. Parallelamente, due dipendenti comunali, Anna Rosaria Ester De Nisi e Ida Paranzino, sono accusate di abuso d’ufficio e falso per aver manipolato documenti relativi alle assegnazioni.
Posizioni marginali e dinamiche investigative
Raffaella Ziccardi e Luigi Cappuccio, imputati per l’invasione arbitraria di un immobile di proprietà dell’Arca Capitanata, completano un quadro investigativo sviluppato a partire dal danneggiamento dell’auto di Bove nel 2019. Intercettazioni e verifiche hanno portato alla luce una presunta rete di illeciti legati alla gestione degli alloggi popolari, che coinvolge politici, funzionari pubblici e privati cittadini.
Un quadro giudiziario complesso
L’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dalla Procura di Foggia apre un fronte di confronto tra normativa nazionale e obblighi internazionali, con possibili implicazioni sui procedimenti futuri. Intanto, il caso evidenzia le ombre persistenti nella gestione della cosa pubblica e il ruolo cruciale di trasparenza e legalità nell’amministrazione locale. La prossima udienza è fissata per il 18 febbraio, mentre l’attesa per il pronunciamento della Consulta resta alta.
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