I Comuni stanno intensificando i controlli per individuare i casi di dichiarazioni non veritiere riguardanti le abitazioni principali. L’intento di alcuni contribuenti è quello di evitare il pagamento dell’IMU su immobili che, di fatto, sono seconde case.
La verifica dell’effettiva dimora abituale e residenza rappresenta uno strumento essenziale per contrastare l’elusione fiscale, soprattutto nei casi in cui i contribuenti dichiarano residenze separate o condizioni di utilizzo che non corrispondono alla realtà.
I Comuni, attraverso controlli incrociati tra dati anagrafici, utenze domestiche e altre informazioni patrimoniali, possono accertare se l’immobile per il quale si richiedono agevolazioni IMU è realmente utilizzato come abitazione principale.
La sentenza n. 209/2022 della Corte Costituzionale, che consente ai coniugi di usufruire dell’esenzione IMU su due abitazioni principali in caso di residenza e dimora abituale separate, non esime i contribuenti dall’obbligo di dimostrare la veridicità delle dichiarazioni. Sottoponendoli comunque ai potenziali controlli da parte del Comune.
E stata la stessa Corte Costituzionale a sollecitare i Comuni ad attivare i controlli sulle false abitazioni principali dopo che è venuto meno l’automatismo che in alcuni casi precludeva di dichiarare la casa come abitazione principale.
L’esenzione IMU per l’abitazione principale dei coniugi
Per usufruire delle agevolazioni IMU sull’abitazione principale, i coniugi proprietari di due case devono avere residenza e dimora abituale separate.
In altre parole, ciascun coniuge deve risiedere e vivere stabilmente nel proprio immobile, anche in assenza degli altri familiari.
In questo caso, è possibile:
- ottenere l’esonero dal pagamento dell’IMU;
- nel caso di immobili di lusso, applicare il trattamento agevolato previsto per l’abitazione principale.
La sentenza della Corte Costituzionale sulle abitazioni principali ai fini IMU
Questa possibilità di avere l’agevolazioni IMU abitazione principale su due case deriva dalla sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022 della Corte Costituzionale.
Con tale sentenza è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo il comma 741 lett.
b) della L. n°160/2019 laddove prevedeva che sia il proprietario dell’immobile sia il suo nucleo familiare dovessero avere residenza e dimora nello stesso immobile per il quale si intende sfruttare l’esenzione IMU per l’abitazione principale.
Grazie a questa sentenza IMU abitazione principale:
i coniugi con residenze e dimore abituali separate hanno diritto alle agevolazioni IMU per ciascuna abitazione principale, indipendentemente dal fatto che gli immobili siano situati nello stesso Comune o in Comuni diversi. E residenza e dimora nella stessa casa devono essere verificati solo rispetto al possessore dell’immobile o non anche per il nucleo familiare.
Tuttavia, in caso di controlli da parte del Comune, i coniugi dovranno dimostrare di vivere realmente separati.
Non è sufficiente il certificato di residenza rilasciato dal Comune: è necessario fornire prove concrete che attestino l’effettiva abitazione nell’immobile per il quale si richiede l’esenzione IMU. Servono almeno le bollette per dimostrare ai fini IMU di vivere separati. Oltre a quanto diremo nel proseguo.
IMU abitazione principale o seconda casa. Bollette e consumi, cosa controlla il Comune?
Nella stessa sentenza della Corte Costituzionale, i Comuni sono stati sollecitati ad attivare i controlli sulle false abitazioni principali dopo che è venuto meno l’automatismo che in alcuni casi precludeva di dichiarare la casa come abitazione principale.
I Comuni hanno specifici poteri in merito. In vista della scadenza del saldo IMU 2024, i Comuni stanno intensificando i controlli.
Infatti, i Comuni dispongono di efficaci strumenti per controllare la veridicità delle dichiarazioni dei contribuenti (vedi sentenza Corte Costituzionale).
Tra cui, in base a quanto previsto dall’art. 2, comma 10, lettera c), punto 2, del d.lgs. n. 23 del 2011, anche l’accesso ai dati relativi alla somministrazione di: energia elettrica, di servizi idrici e del gas relativi agli immobili ubicati nel proprio territorio; elementi dai quali si può riscontrare l’esistenza o meno di una dimora abituale.
In particolare, i singoli comuni hanno accesso, ai dati contenuti nell’anagrafe tributaria relativi:
- ai contratti di locazione nonché ad ogni altra informazione riguardante il possesso o la detenzione degli immobili ubicati nel proprio territorio;
- alla somministrazione di energia elettrica, di servizi idrici e del gas relativi agli immobili ubicati nel proprio territorio;
- ai soggetti che hanno il domicilio fiscale nel proprio territorio;
- ai soggetti che esercitano nello stesso un’attività di lavoro autonomo o di impresa.
Dunque, i Comuni, attraverso controlli incrociati tra dati anagrafici, utenze domestiche e altre informazioni patrimoniali, possono accertare se l’immobile per il quale si richiedono agevolazioni IMU è realmente utilizzato come abitazione principale.
Qualora emerga che si tratta di una seconda casa o che il proprietario non vi risieda abitualmente, si procede con l’applicazione dell’imposta dovuta, comprensiva di interessi e sanzioni.
Riassumendo…
- Intensificazione dei controlli IMU: i Comuni stanno aumentando i controlli per verificare dichiarazioni false sulle abitazioni principali, mirate a evitare il pagamento su seconde case.
- Prove richieste: non basta il certificato di residenza; i contribuenti devono dimostrare l’effettiva dimora abituale tramite documenti come bollette e consumi.
- Strumenti di verifica: i Comuni possono accedere a dati sulle utenze domestiche, contratti di locazione e informazioni fiscali per accertare l’effettiva abitazione nell’immobile dichiarato.
- Sanzioni per irregolarità: se un immobile dichiarato abitazione principale risulta invece una seconda casa, l’IMU sarà dovuta con interessi e sanzioni.
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