Fa dei lavori edilizi, il Comune di Corciano contesta alcune realizzazione e ne ordina l’abbattimento. La proprietaria obbedisce e supera la verifica dei tecnici comunali. Poi firma un preliminare di vendita, ma dal Comune le dice non che hanno rivisto la pratica e che ci sono altri irregolarità. Così la proprietaria si rivolge al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria e vince.
La signora, difesa dall’avvocato Michele Bromuri, ha citato davanti al Tar il Comune di Corciano chiedendo l’annullamento della determina dirigenziale con la quale era annullata un precedente verbale di sopralluogo per la verifica di ottemperanza di un’ulteriore ordinanza sindacale di demolizione e restituzione in pristino di un immobile.
La proprietaria era stata autorizzata a fare dei lavori. Terminati i quali, però, i tecnici avevano riscontrato delle difformità, ordinandone la demolizione. Cosa che la donna faceva, superando il successivo controllo. I tecnici comunali, infatti, riportavano nel rapporto di servizio, unitamente alla documentazione fotografica, “che le opere di cui alle concessioni edilizie annullante con ordinanza … sono state demolite e/o comunque non risultano a tutt’oggi presenti presso il civico in oggetto”.
Forte di quel documento la signora stipulava un contratto preliminare di compravendita dell’immobile e poi arrivava anche la stipula del contratto definitivo. Tra i due atti, però arrivava una nota del Comune di Corciano: “A seguito di un nuovo e più attento esame degli elaborati progettuali relativi alle concessioni citate e dal confronto dettagliato tra questi e la documentazione fotografica raccolta in sede di sopralluogo sono emersi alcuni particolari che vanno in sostanza a modificare le conclusioni tratte nel verbale del …, in considerazione di quanto sopra esposto e cioè che le opere relative alle … annullate non sono state interamente rimosse e la rimessa in pristino dello stato dei luoghi non è da considerarsi completata, detta determinazione debba essere annullata ed il procedimento debba seguire i passaggi successivi previsti”.
I giudici amministrativi, richiamando leggi e norme, hanno ricordato che l’autotutela consente di intraprendere la decisione di autoannullamento del provvedimento amministrativo illegittimo, laddove siano rispettate tre condizioni: sussistano ragioni di interesse pubblico; entro un termine ragionevole, comunque non superiore a dodici mesi dal momento dell’adozione dei provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici; considerando gli interessi dei destinatari e dei controinteressati.
Tutti elementi che mancano negli atti e nei provvedimenti del Comune di Corciano e che portano all’annullamento dell’ultima ordinanza.
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