Donne e lavoro sono due temi ancora fortemente slegati in Maremma. Lo dicono i numeri e le percentuali basse relative alle donne lavoratrici. Per la Cgil c’è molto da discutere sul ruolo delle donne nell’economia maremmana.
“Tutti quanti siamo consapevoli della difficoltà in cui questo territorio si trova sotto il profilo economico – dice Monica Pagni, segretaria provinciale del sindacato –. La Cgil lo denuncia oramai da anni, sottolineando quanto sui dati macroeconomici negativi della nostra provincia incida la debolezza strutturare del settore manifatturiero”.
Un dato di fatto messo in evidenza da tutti i principali indicatori economici: dal valore aggiunto al reddito procapite. Poi Pagni entra nel merito e i numeri parlano chiaro: in provincia di Grosseto non c’è equità nel tasso di occupazione tra uomini e donne.
“Quella che tuttavia rimane sottotraccia – prosegue la segretaria della Camera del lavoro di Grosseto – è la correlazione fra l’arretratezza economica di questo pezzo di Toscana e la percentuale drammaticamente bassa delle donne che lavorano. Se complessivamente nel 2023 il tasso di occupazione in provincia di Grosseto (69,3%) è stato 1,7 punti percentuali al di sotto della media regionale, quello che salta agli occhi è come il tasso di occupazione femminile (61,4%) sia 16 punti percentuali più basso di quello maschile (77,3%). Ben 4 punti percentuali sotto la media dell’occupazione femminile in regione. Che già rappresenta un risultato poco lusinghiero”.
La pandemia di Covid ha ulteriormente ampliato la forbice fra uomini e donne. Queste dinamiche incidono pesantemente anche sulle ragazze della provincia che, al pari dei loro coetanei maschi, una volta raggiunto un livello di istruzione medio alta, lasciano Grosseto per stabilirsi in altre aree d’Italia nelle quali ci sono più opportunità di lavoro, e migliori livelli retributivi.
“Se poi guardiamo alle aree economicamente più forti della Toscana – spiega Pagni –, come controprova emerge in maniera chiara la correlazione positiva con l’elevato tasso di occupazione femminile”. Questa constatazione di Pagni dovrebbe spingere i protagonisti della governance locale, sia del settore pubblico che di quello privato, a riflettere sul fatto che in Maremma l’apporto del lavoro femminile darebbe un contributo sostanziale a recuperare rispetto ai gap economici e sociali che ci caratterizzano. C’è poi un altro aspetto importante e riguarda la qualità del lavoro. Laddove non viene migliorata questa condizione, una maggiore occupazione femminile di per sé non avrebbe un impatto significativo né per le donne, né per il sistema economico nel suo complesso.
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