Nonostante i numeri dell’ultimo semestre abbiano certificato la
fine ufficiosa del Superbonus (che terminerà ufficialmente a fine
2025 con l’aliquota meno generosa del 65%), della detrazione
fiscale di cui all’art. 119 del D.L. n. 34/2020 (Decreti Rilancio)
se ne sentirà parlare parecchio.
Il problema dei bonus edilizi: Superbonus o Opzioni
alternative?
Se ne è parlato durante la puntata del 5 dicembre 2024 di Porta
a Porta tra un misto di ignoranza e posizioni di parte. Se ne
parlerà ancora nei contenziosi tra le parti coinvolte e per le
truffe che la Guardia di Finanza scova in giro per l’Italia.
Anche se in realtà, più che di Superbonus, l’oggetto principale
o, meglio, lo strumento su cui si è focalizzato il lavoro delle
indagini in giro per l’Italia riguarda il meccanismo delle opzioni
alternative (sconto in fattura e cessione del credito) di cui
all’art. 121 del Decreto Rilancio.
Un meccanismo che ha palesato la sua fragilità, soprattutto con
specifico riferimento ai bonus edilizi che, in prima battuta,
potevano essere utilizzati senza alcun meccanismo di controllo e
poi scontati e ceduti. Stiamo parlando del bonus facciate,
dell’ecobonus e del bonus ristrutturazioni che, almeno fino al
Decreto-Legge 11 novembre
2021, n. 157 (Decreto anti-frode), hanno generato una quantità
di frodi difficilmente quantificabile.
Bonus edilizi: nuova truffa
Ciò che si possono quantificare sono le indagini e i sequestri
preventivi come quello avvenuto il 10 dicembre 2024, con il Comando
Provinciale della Guardia di Finanza di Messina che ha eseguito
un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le Indagini
Preliminari presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, con
cui è stato disposto un provvedimento di sequestro preventivo di
crediti di imposta “inesistenti”, per un valore di circa 1,6
milioni di Euro, ceduti ad un intermediario abilitato da una
società barcellonese operante nel settore delle costruzioni.
Al contempo si è proceduto al sequestro per equivalente del
profitto dei reati tributari di omesso versamento di ritenute ed
IVA posti in essere dalla medesima impresa, per ulteriori
640.000,00 Euro.
Nel dettaglio, le indagini hanno riguardato un “semplicissimo”
sistema che coinvolgeva i familiari e i soggetti legati al
rappresentante legale di un’impresa, che dopo aver concordato con
la società appaltatrice il c.d. sconto in fattura, presentavano
false comunicazioni attestanti l’avvenuto pagamento a mezzo
bonifico bancario o postale “parlante” delle spese sostenute per i
lavori edilizi, inducendo gli Uffici finanziari in errore e
consentendo all’impresa che ha eseguito i lavori di beneficiare di
un indebito vantaggio conseguente alla monetizzazione dei crediti
di imposta (correlati ad agevolazioni del tipo “bonus facciate”,
“ecobonus” e “bonus ristrutturazione”).
Tali condotte hanno consentito di monetizzare indebitamente
crediti d’imposta per circa 1,6 milioni di Euro, interamente ceduti
agli intermediari finanziari. A ciò si aggiunge la circostanza che
la società aveva maturato una esposizione debitoria nei confronti
dell’Erario, costituita da IVA e ritenute previdenziali non
versate, per un importo di oltre 640.000,00 Euro ricompreso nel
provvedimento di sequestro in quanto profitto della frode
fiscale.
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