Sassari La Sardegna si offre come una sorta di museo a cielo aperto della motorizzazione. A certificarlo è uno studio di Confartigianato, che dipinge un quadro tanto chiaro quanto impietoso: l’isola ha uno dei parchi auto più vecchi d’Italia. Sette auto su dieci che circolano hanno più di dieci anni. È una fotografia che sa di passato remoto, scattata dal dossier “Impatto ambientale delle autovetture in Sardegna”, basato sui dati Aci 2023. Un milione e centomila veicoli in tutto, di cui oltre la metà ha superato il decennio.
Una flotta di motori stanchi e inquinanti dove dominano i veicoli alimentati a benzina e gasolio, mentre le auto elettriche e ibride rimangono quasi una rarità. La maggior parte dei veicoli appartiene alle classi ambientali più impattanti, con propulsori vecchi di almeno tre generazioni tecnologiche. Un pessimo record: una medaglia di ruggine che scintilla in barba alle coste cristalline.
La mobilità come lusso Un dato che si spiega in parte guardando al portafoglio dei sardi. Il reddito medio, tra i più bassi del Paese, non si sposa con l’esigenza di cambiare macchina. Si parla di circa 19.000 euro pro capite, mentre il costo di un’auto nuova è più che raddoppiato negli ultimi vent’anni, arrivando a una media di 27.500 euro. Una distanza che rende l’acquisto di un’auto nuova sempre più un sogno per pochi, anche perché il mercato dell’usato, negli ultimi cinque anni, ha visto un’impennata dei prezzi. Una dinamica nata durante la pandemia, quando la crisi della produzione globale ha reso difficile trovare auto nuove, spingendo la domanda – e i costi – delle vetture di seconda mano verso l’alto. Da allora, il mercato ha mantenuto prezzi elevati, con solo lievi segnali di discesa.
Il parco auto sardo I numeri del dossier Confartigianato non lasciano spazio all’immaginazione: 772.000 auto circolanti hanno più di dieci anni, e il 57,5% – quasi 640.000 veicoli – appartiene alle classi ambientali da Euro 4 in giù. Tra queste, 97.000 sono classificate come Euro 0, immatricolate prima del 1992, mentre 302.000 sono Euro 4, risalenti al periodo tra il 2006 e il 2008. Le vetture alimentate a benzina sono 510.000 (45,9%), quelle a gasolio 538.000 (48,4%), mentre le ibride sono appena 31.000 (2,8%) e le elettriche solo 3.000 (0,3%). Una percentuale ridicola, che fa ben capire quanto sia distante ancora il traguardo della transizione energetica. A Cagliari si concentra il maggior numero di auto ibride o elettriche, 13.246 in totale, seguita da Sassari con 10.450, Sud Sardegna con 5.336, Nuoro con 3.342 e Oristano con 2.038. Tuttavia, il grosso del parco auto è ancora rappresentato da veicoli alimentati a benzina e gasolio, che insieme costituiscono l’84,3% del totale.
Nuoro record emissioni Le auto più inquinanti, quelle di classe ambientale pari o inferiore a Euro 4, sono predominanti nella provincia di Nuoro, dove rappresentano il 65,9% dei veicoli circolanti, circa 100.000. Seguono il Sud Sardegna con il 59,6% (135.000), Oristano con il 59,5% (63.000) e Sassari con il 56,7% (190.000). La provincia di Cagliari, con il 51,7% (149.000), è l’area con il parco auto meno inquinante. Un futuro incerto Nonostante un leggero aumento delle auto ibride ed elettriche, il parco auto sardo sta invecchiando. Oltre il 40% dei veicoli in circolazione ha più di 15 anni, in crescita rispetto al 33,3% rilevato cinque anni fa. Mentre le auto più recenti, Euro 5 ed Euro 6, rappresentano il 52% del totale, quelle più inquinanti – da Euro 0 a Euro 4 – costituiscono ancora il 47,4%. La Sardegna, dunque, è bloccata in un paradosso. Da un lato, le auto più vecchie continuano a circolare, lasciandosi dietro una scia di emissioni invisibili ma pesanti. Dall’altro, il sogno di una mobilità sostenibile sembra distante, frenato dai costi e da una rete infrastrutturale ancora inadeguata. In un contesto simile, parlare di transizione ecologica rischia di suonare come un’utopia. La Sardegna si muove a velocità ridotta, ancorata a modelli di mobilità che appartengono al passato. Eppure, il futuro non aspetta. Le auto elettriche, oggi una nicchia, potrebbero rappresentare una svolta per un’Isola che ha bisogno di respirare aria nuova. Ma perché ciò accada, servono incentivi stabili, una rete infrastrutturale adeguata e un cambio culturale che ancora tarda ad arrivare. (Luigi Soriga)
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