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Rottamazione quinquies, destinazione 2025 – Fiscal Focus #finsubito prestito immediato


Rottamazione capitolo cinque – pardon – quinquies. Da quando un emendamento alla Manovra 2025 ne chiedeva l’introduzione, l’Italia s’è desta, come sempre accade quando si prospetta una “pace fiscale”, quel modo che il Fisco usa per tendere la mano a chi ha sbagliato e non sa bene come uscirne.

Ma l’emendamento, insieme a molti altri, non è passato, e al suo posto è spuntato un Progetto di Legge che – nero su bianco – prevede l’arrivo della quinta stagione della Rottamazione nell’ormai prossimo 2025. L’ennesima occasione per permettere a chi ha dei debiti, questa volta compresi tra il 2000 al 2023, di versare il dovuto ma senza interessi e sanzioni, e per di più in 120 rate, che significa 10 anni. Ad andare controcorrente è il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che non sembra condividere l’urgenza del Carroccio: “Di rottamazione adesso non se ne parla”.

Ma il resto della Lega va avanti, come ha spiegato nel corso di un’intervista Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera: “Avevamo fatto un emendamento che non è passato, il viceministro Leo ritiene necessario aspettare gli esiti del concordato fiscale, la cui data di chiusura ci sarà a gennaio, prima di poter mettere in campo un nuovo strumento di risoluzione agevolata delle controversie fiscali come la rottamazione quinquies, riteniamo sia necessario correggere le storture e i problemi delle rottamazioni precedenti che hanno reso lo strumento in alcuni casi inefficace, dilazionare su dieci anni, non su cinque, rate tutte uguali e soprattutto la non decadenza dalla procedura se si salta una rata sola”.

Immediata la levata di scudi dell’opposizione: “Hanno appena votato il decreto fiscale che riapre il concordato. Ma non basta: ora è all’esame della maggioranza un provvedimento per una nuova rottamazione delle cartelle. Questa volta una rottamazione davvero straordinaria perché riguarderebbe anche le cartelle future, quelle degli evasori che verranno. Non parliamo di aiuti a chi non ce la fa a pagare e magari chiede una rateizzazione, ma di un ennesimo condono – più di 20 in due anni di governo – un incentivo indiretto a evadere – si legge in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera – a pagare rimarranno i lavoratori dipendenti e i pensionati, i soli che oggi garantiscono il mantenimento dei servizi essenziali, dalla sanità pubblica alla scuola. Perché tra rottamazioni, concordati e condoni nelle casse dello stato è entrato ben poco, ma il messaggio è stato chiaro: non pagare le tasse conviene”.

La nuova rottamazione, secondo il modello immaginato dalla Lega, prevede “120 rate tutte uguali dove si paga solo il capitale senza gli interessi e le sanzioni e la non decadenza dal beneficio saltando qualche rata (fino all’ottava), visto e considerato che questo è uno dei problemi che ha portato molti contribuenti a non riuscire a completare il percorso prima”, ha aggiunto Molinari.

La road-map prevede di arrivare al voto entro il prossimo marzo, ipotizzando la prima rata di versamento per il 31 luglio, mentre per il pagamento degli importi le scadenze partirebbero dal 31 luglio e fino ad estinzione. Per aderire alla definizione agevolata, il contribuente dovrà fare richiesta entro il 30 aprile per via telematica, secondo le modalità pubblicate sul sito dell’Ade.

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“Si parte dal principio – interviene Alberto Luigi Gusmeroli, sottosegretario di Stato al Ministero delle Imprese ed al Mimit – che non può essere una colpa dichiarare le imposte e non riuscire a pagarle. Rimettere in bonis milioni di cittadini e di Attività economiche (artigiani, commercianti, liberi professionisti e PMI) in arretrato col fisco che non rischieranno più la chiusura rateizzando il loro debito a 10 anni, superando i problemi del passato per lavorare più serenamente per il loro futuro”.

Nel frattempo, l’Agenzia delle Entrate ha scatenato uno tsunami di comunicazioni verso contribuenti con redditi dichiarati che risultavano inferiori al “minimo settoriale”, anomalie che guarda caso potrebbero essere sanate con il concordato preventivo biennale per gli anni fiscali 2024 e 2025.





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