Anni di slittamenti e rinvii, ma adesso il trasferimento della Centrale operativa del 118 è realtà. Tra poche ore, e tra le polemiche, gli operatori saluteranno la sala attigua al pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera Moscati.
Infatti da lunedì, per via del trasloco in corso, le chiamate di emergenza dell’Avellinese saranno gestite a Napoli, dal Core, il quartier generale regionale delle ambulanze. Fino ad arrivare al fatidico taglio del nastro della nuova sede dei mezzi di soccorso, realizzata dall’Asl di Avellino al Centro Australia, che è previsto intorno al 20 dicembre.
Tutto fa pensare che sarà un’inaugurazione tra le proteste. I locali freschi di lavori, per l’appunto, non convincono dipendenti, sindacati di categoria e associazioni. Tante le criticità che, come già riportato da Il Mattino, emergono pure dall’analisi della planimetria del progetto. Le porte aperte, dunque, saranno l’occasione utile per verificare le reali condizioni dello stato dei luoghi.
Ma andiamo per ordine. Quella in atto rappresenta una svolta significativa nello scacchiere di Contrada Amoretta che potrà avere ripercussioni notevoli sulla tenuta del sistema sanitario provinciale. Sia nell’imminenza sia per il futuro. La Centrale operativa, innanzitutto, non rappresenterà più un ostacolo per il progetto di ampliamento del pronto soccorso. La gara d’appalto, dal valore di quasi 4 milioni di euro, anche questa dopo una estenuante attesa è stata affidata. Il tassello mancante per l’avvio dei lavori era, appunto, il trasferimento della Centrale operativa.
Con lo smantellamento dell’enclave Asl in terra Moscati, dunque, necessariamente comincerà un countdown. A essere conteggiati saranno i giorni che trascorreranno dalla liberazione degli spazi (che proprio in quel disegno di restyling sono inclusi) all’inizio del cantiere.
Quindi, interrotta la convivenza forzata con il servizio delle ambulanze, la responsabilità delle tempistiche per la realizzazione del nuovo pronto soccorso, più grande e più funzionale, ricadranno tutte sulla dirigenza del nosocomio e, subito dopo, sull’impresa che ha ricevuto l’affidamento. Ma sul punto il direttore generale del Moscati ha recentemente espresso ottimismo. «In breve tempo avvieremo il cantiere» aveva detto a Il Mattino il diggì Renato Pizzuti lo scorso 22 novembre. «Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare».
Fondamentale che i pronostici del manager riescano a tradursi in realtà perché l’attuale pronto soccorso, cronicamente sovraffollato e carente per metri quadri e numero di personale, rappresenta una polveriera. Sempre pronta a scoppiare, quando i codici d’ingresso superano la soglia di tollerabilità (dopo i 30 accessi la struttura comincia ad andare in affanno) e se si bloccano i ricoveri nei reparti (in queste ore persiste lo stallo dell’Ortopedia).
Tornando alla Centrale 118, come anticipato le operazioni di trasferimento si svolgono parallelamente al malcontento. L’edificio adibito nel polo riabilitativo, difatti, fa sollevare dubbi di natura strutturale. Lo dicono le carte del progetto: soltanto 22 metri quadrati per i centralinisti, 13 per la sala medici e circa 5 per i due bagni. Dubbi pure sulla scelta di allocare i server, ossia il cuore pulsante della rete di soccorso, in un container. Ma non solo, perché tra i dipendenti serpeggia pure il timore sulla presenza di amianto in pareti e copertura della struttura. Infine la preoccupazione di una convivenza estremamente difficile tra i pazienti che al Centro vanno a effettuare le terapie e le ambulanze in corsa. La via di accesso, infatti, è unica.
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