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Senza i genitori niente casa #finsubito prestito immediato


A cura della Redazione

GLI SCONFORTANTI DATI DEL CISF FAMILY REPORT 2024

Per acquistare l’alloggio più del 70% dei giovani riceve il supporto economico dei genitori. Il dato è contenuto nel report annuale del Centro Internazionale Studi Famiglia, “CISF Family Report 2024. Case e città a misura di famiglia” (Edizioni San Paolo 2024, 234 pagine, euro 18), che ha analizzato gli aspetti strutturali, giuridici, economici e sociali legati all’abitare delle famiglie italiane. Secondo il Cisf Family Report ’24, nelle famiglie “over 35” gli incarichi domestici sono ancora ad appannaggio femminile.

Il CISF Family Report 2024 è basato su un’indagine (realizzata in collaborazione con la società Eumetra e sostenuta da un contributo di Fondazione Cariplo) su 1.600 famiglie italiane. Attraverso le risposte di questo campione rappresentativo a livello nazionale, è stato possibile compiere un’analisi senza precedenti per verificare come le relazioni familiari vengono influenzate dalla qualità delle abitazioni e dei quartieri in cui si vive.

«La casa che abitiamo è un bene “immobile” che dice chi siamo – spiega il direttore CISF, Francesco Belletti – La casa è un confine aperto o chiuso, uno spazio che si trasforma nel tempo insieme alla nostra famiglia. La casa è un progetto di vita: può essere stata trasmessa dai nonni e dai genitori come bene di famiglia, oppure comprata coi risparmi faticosamente accumulati negli anni. La casa racconta dell’impegno giornaliero di ciascuno nella manutenzione degli spazi, nell’impegno di crescere i figli. La casa è un diritto riconosciuto universalmente, ma di difficile realizzazione».

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Francesco Belletti

Dal Report 2024 emerge che il tipo di residenza più comune, per le famiglie italiane, è costituita dagli appartamenti, che interessano oltre il 57% degli interpellati, mentre le case/villette unifamiliari sono abitate dal 41,1%. La maggior parte (il 79,6% dei nuclei) vive in casa di proprietà (il 25,9% l’ha acquistata senza mutuo; il 46,4% con mutuo; il 21,6% l’ha ricevuta in eredità), mentre il 16% vive in affitto, e il 4,4% in altre condizioni. Tra chi ha acquistato casa, il 52,3% dichiara di aver ricevuto (in tutto o in parte) un sostegno all’acquisto da parte dei genitori o di altri familiari, percentuale che supera il 70% se si guarda la fascia d’età under 35. Un sostegno finanziario che, per il 52,9% è stata una “donazione”, per il 21,3% “un anticipo sull’eredità” e per il 19,3% un “prestito”.

Per realizzare il diritto alla casa e “metter su famiglia”, le giovani generazioni ricevono aiuto dalle precedenti. «Il supporto familiare per l’acquisto della casa varia significativamente con l’età, riflettendo diverse fasi del ciclo di vita e una progressiva transizione verso l’autonomia finanziaria – spiega Francesco Belletti – Queste dinamiche sottolineano l’importanza delle reti familiari nelle fasi iniziali della vita adulta e la crescente capacità delle persone di fare affidamento sulle proprie risorse man mano che avanzano nell’età. La casa è davvero un veicolo di solidarietà intergenerazionale, tramite il quale il risparmio di oggi dei genitori diventa investimento sul domani dei figli».

Per una parte non marginale degli italiani la gestione economica della casa costituisce comunque un problema; i budget familiari in oltre il 30% dei casi non sono stati sufficienti a coprire i costi della casa negli ultimi tre anni, e queste famiglie hanno dovuto chiedere aiuto all’esterno: nel 27,4% dei casi solo poche volte, nel 4,4% dei casi spesso. Se poi si misura la qualità complessiva dell’abitare, i fattori di criticità sono ancora più diffusi. L’indice complessivo di vulnerabilità/insoddisfazione abitativa (elaborato combinando diverse informazioni strutturali e soggettive, come ad esempio l’insufficienza degli spazi e delle dotazioni o la percezione di scarsa funzionalità o confort insufficiente nell’uso degli spazi) evidenzia che meno di una famiglia su cinque non ha elementi abitativi di criticità (18,6%, indice basso), mentre oltre un terzo delle famiglie ha valori elevati di vulnerabilità/ insoddisfazione abitativa (36,5% – soprattutto le persone sole e i nuclei monogenitoriali); valori intermedi, infine, per il 44,9% degli intervistati.

La casa è “famiglia” per il 28% degli intervistati, poi è “sicurezza” (15,8%), “rifugio” (15,3%), “confort” (14,9%). Il luogo speciale dove stare in famiglia è il soggiorno (67,3%), mentre per stare soli si sceglie la camera da letto (30,4%). La qualità del tempo trascorso in casa, in un voto da 0 a 10, riceve un 7 e mezzo.

Per quanto riguarda la ripartizione dei carichi di cura domestici, tra i generi si evidenzia una maggiore omogeneità nella distribuzione del lavoro nella fascia di popolazione più giovane (fino ai 34 anni di età). A partire dai 35 anni si registra, invece, uno sbilanciamento del carico di lavoro domestico sulle donne: il 67,9% delle donne afferma di fare le pulizie della casa da sola, rispetto al 30,4% degli uomini. Questa disparità è ancora più evidente nelle attività di cucina e lavanderia, dove oltre il 70% delle donne dichiara di svolgere da sola questi compiti. L’attività domestica che gli uomini si attribuiscono di più è invece quella della spesa (51,4%). E poi, il digitale: dal Cisf Family Report 2024 emerge una fotografia della “società postdigitale”: tra le mura domestiche, la tecnologia e il digitale sono “alleati” per il 76% delle persone, mentre prevalgono aspetti di ostilità per il 24%. Rispetto all’automazione domestica, nel 41,2% delle abitazioni sono presenti assistenti vocali (smart speaker) come Amazon Alexa o Google Home. Un rispondente su tre (33,5%) dichiara inoltre che utilizza la gestione da remoto, tramite cellulare o app, di elettrodomestici e riscaldamento. Infine, guardando al proprio futuro da anziani, negli italiani prevale il desiderio di continuare a vivere nella propria abitazione attuale (43,4%) o in un’altra casa (30,4%). Solo una quantità esigua indica le Rsa (4,7%) o le microconvivenze con altri anziani (8,4%) tra i desideri abitativi futuri. Se però si confrontano i desideri con le previsioni effettive (“Realisticamente, dove pensi che abiterai?”) la percentuale di persone che prevede di essere ospitata in RSA è molto maggiore: 16,5% delle previsioni.

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«Il nuovo CISF Family Report 2024 conferma che la questione “casa” è centrale per la vita delle persone, delle famiglie e delle comunità”, conclude il direttore CISF, Francesco Belletti, “E può essere lo spazio privilegiato di una nuova ridefinizione dei confini tra pubblico e privato, in un rinnovato intreccio tra relazioni microsociali e dinamiche macroeconomiche globali: luogo e spazio di affetti e di intimità, ma anche bene economico di investimento dei propri risparmi, con ricadute e implicazioni decisive sia sull’agire economico profit, sia sulle politiche pubbliche e sul bilancio dello Stato».

I dati del Cisf Family Report 2024 saranno presentati in una serie di convegni nei primi mesi del 2025, insieme alla mostra fotografica itinerante “WE, HOME”, che celebra i primi 50 anni di attività del CISF ed è attualmente visibile in diverse città d’Italia.

In occasione del lancio del nuovo Cisf Family Report 2024, i periodici Famiglia Cristiana e Credere hanno raccolto alcune storie simbolo che rappresentano i dati emersi dal rapporto: Francesco e Ilaria si sono trasferiti da Roma a Parma per una vita più a misura di famiglia; Giorgio e Roberta sono riusciti a mettere su casa in Umbria con un mutuo e grazie all’aiuto dei suoceri; Maria Immacolata e Maurizio hanno cambiato più volte casa assecondando l’evolversi delle esigenze familiari e ora, a Milano, sognano d’invecchiare accanto ai loro cari. Sono le tre storie raccolte da Famiglia Cristiana sul numero da oggi in edicola che raccontano quanto la nostra casa dica chi siamo e le relazioni familiari siano influenzate dalla qualità delle abitazioni e dei territori in cui si vive. Il settimanale ospita l’intervento dell’architetto Renzo Lecardane, che ci racconta quanto la flessibilità sia l’aspetto decisivo per gli alloggi del futuro, e l’intervista al ricercatore Stefano Pasta sulla casa postdigitale e su come «ormai “conviviamo” con domotica e intelligenza artificiale».

Il settimanale Credere racconta una soluzione che prova a mediare tra il desiderio di indipendenza e la necessità di assistenza. Si tratta dell’esperienza di co-housing realizzata dalla parrocchia di Rovellasca, nel Comasco. Alcuni piccoli appartamenti con spazi comuni ricavati negli spazi dismessi del vecchio oratorio femminile. Un passaggio alternativo alla casa di riposo che ha permesso di combattere la solitudine degli anziani e nello stesso tempo di valorizzare alcuni spazi della parrocchia, offrendo così una risposta ai bisogni delle famiglie del paese.

 

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