Va sospesa la sentenza d’appello in attesa del giudizio di Cassazione se il contribuente ha dato adeguate garanzie al fisco attraverso un’iscrizione ipotecaria su un bene immobile di notevole valore storico e artistico. La mancata sospensione, infatti, comporterebbe un danno grave e irreparabile per il contribuente. Lo ha stabilito la commissione tributaria regionale di Milano, sezione XXVIII, con l’ordinanza 1636 del 12 novembre 2014.
I giudici d’appello, dunque, allineandosi alla giurisprudenza prevalente, ancora una volta riaffermano che le sentenze tributarie possono essere sospese. Con questa decisione la commissione regionale si uniforma alle pronunce della Consulta che, anche in mancanza di una disciplina specifica nella normativa processuale, ha sollecitato le commissioni a rivedere le loro interpretazioni e a riconoscere al contribuente la tutela cautelare sia in appello che in Cassazione. Nel processo tributario, come in quello civile, la tutela cautelare non può essere limitata al giudizio di primo grado. Nonostante non via sia una norma ad hoc che preveda la sospensiva nei gradi successivi del giudizio. La finalità è quella di evitare che la durata del processo danneggi la parte temporaneamente soccombente nel periodo di tempo necessario per l’accertamento definitivo delle sue eventuali ragioni. Peraltro nel caso in esame il contribuente aveva fornito idonee garanzie al fisco in ordine alla sua futura solvibilità attraverso un’iscrizione ipotecaria su un bene immobile storico e artistico di particolare pregio.
La tesi della Corte costituzionale. Per la Consulta è infondata la tesi che nel processo tributario l’azione cautelare sia proponibile solo in primo grado. La sentenze tributarie, infatti, possono essere sospese dal giudice nel caso in cui il contribuente possa subire un danno grave e irreparabile in pendenza del giudizio di appello o di Cassazione. E non serve dichiarare illegittima la norma più volte denunciata di incostituzionalità (articolo 49 del decreto legislativo 546/1992), considerato che una sua corretta interpretazione consente la tutela cautelare sia in primo che in secondo grado.
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