«La mossa di Credit Agricole (CA) ha reso il loro investimento più costoso e complicato. Gli azionisti di Bpm non dovrebbero accogliere con favore questo sviluppo, per noi non cambia nulla». Su Linkedin ieri sera, è uscito allo scoperto il portavoce di Unicredit con un affondo affilato. La cosa strana è che dopo l’attacco, Unicredit apre al dialogo con Parigi, mentre ieri sera, alla Prima della Scala, Giuseppe Castagna ha aperto ai francesi: «Conferma il loro supporto». Unicredit? «Strada ancora lunga».
Bpm, l’Agricole sfida Unicredit e chiede a Bce di salire al 19,9%
Gae Aulenti rintuzza a modo suo l’iniziativa francese, il giorno dopo l’annuncio di essere al 15,1% tramite derivati e aver chiesto l’ok a Bce per salire al 19,99%, senza intenzione di un’opa. Ma il mercato si interroga: il contro-blitz è una mossa per rafforzare la presa sulla principale partecipata italiana oppure un’iniziativa difensiva per proteggere l’accordo di distribuzione con Amundi tramite il network di Gae Aulenti e inoltre, assicurarsi il controllo di Agos di cui ha il 61% e Bpm il 39%?
Nel silenzio della politica, in attesa del responso di Borsa, sia l’ad di Unicredit Andrea Orcel, dalle nevi di Zermatt, che Giampiero Maioli, country manager Italia di Agricole, a casa in famiglia in un paese del reggiano a un tiro di schioppo da Scandiano (paese natio di Romano Prodi), hanno avuti colloqui riservati.
Di caratteri differenti – irruente Orcel, equilibrato ma pronto ad accendersi Maioli – sulla partita potrebbero diventare una carta decisiva i prodotti di Amundi, i prestiti personali di Agos, il prezzo della quota. Nell’annunciare il possesso virtuale del 15% e la richiesta di salire al 19,9%, l’Agricole misura i propositi. E’ un «apprezzamento» della gestione di Castagna e «per rafforzare le partnership industriali» nelle assicurazioni e in Agos che è una macchina di utili: si stima oltre 200 milioni nel 2024.
L’altra leva – che è un’arma a doppio taglio – di Parigi è l’accordo di distribuzione dei prodotti Amundi tramite la rete Unicredit in scadenza nel 2027 che, un anno fa Orcel era pronto a disdettare prima della scadenza. Questo accordo frutta poco meno di un punto di margine di intermediazione a entrambi: 32 miliardi il valore totale di Agricole, 24 di Gae Aulenti.
L’ARMA A DOPPIO TAGLIO
Ecco perché la partita si gioca sulle due fabbriche nella speranza dei francesi di non aprire una battaglia senza esclusione di colpi. Parigi potrebbe supportare Bpm nel terzo polo con Mps gradito al governo. Quest’ultimo si è irritato per l’ops «non concordata» di Uncredit a un prezzo inadeguato che lo stesso Orcel si è riservato di ritoccare. Ma secondo Reuters. il governo sarebbe stato informato da Parigi che ha ricevuto «un appoggio informale».
Il ceo di Agricole Philippe Brassac, in scadenza ad aprile come Maioli (dovrebbe restare con altro incarico di vertice) potrebbe voler negoziare. L’incontro con Orcel si dovrebbe tenere nel 2025, anche se a questo punto, dopo l’attacco ad alzo zero di ieri, le mosse potrebbero cambiare. Parigi punta a un’estensione di altri 10 anni della distribuzione Amundi tramite Unicredit e la garanzia sul 100% di Agos. In più potrebbe pretendere un prezzo di vendita della quota, in sede ops più alto incorporando il premio di maggioranza. D’altro canto però Orcel ai suoi ha detto che Brassac «non può tirare troppo la corda: se si spezza recedo», prosciugando i guadagni di Parigi. Insomma si apre una partita a scacchi o a poker.
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