Una grande esposizione di arte e cultura con oltre 350 opere di futuristi italiani e stranieri che abbracciano e coinvolgono interamente il secolo scorso in un percorso artistico e culturale affascinante ma ancora poco conosciuto al grande pubblico. Una felice intuizione e una precisa volontà dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, immediatamente dopo essersi insediato nello storico palazzo di Via del Collegio Romano, sede del Dicastero della Cultura, pensò di realizzare una Mostra Antologica sul fenomeno artistico-culturale del Futurismo in Italia e in Europa. Un evento espositivo di grande respiro che rispecchiasse fedelmente la simbiosi tra Arte, Scienza e Tecnologia e il rinnovamento della sensibilità umana prodottosi in quegli anni come effetto delle grandi scoperte scientifiche che rivoluzionarono le società ovattate e sonnolente di fine Ottocento e dei primissimi anni del Novecento, schiudendo di fatto le porte al Movimento Futurista in tutte le sue varie forme artistiche e culturali. Una iniziativa espositiva di rilievo internazionale che, inizialmente, trovò immediati e risoluti detrattori in critici d’arte e studiosi che non ritenevano il Futurismo meritevole di una mostra antologica e un approfondimento culturale degno di questo nome. E giù articoli di fuoco sui soliti giornali “impegnati”; interviste agli “esperti” che cercavano di smontare l’evento; proposte alternative riduttive avanzate con la scusa di contenere le spese preventivate per la Mostra; polemiche velenose sulla validità professionale e scientifica dei curatori della Mostra prescelti dal Ministero della Cultura e ogni scartiloffio messo in campo con l’unico scopo di far saltare l’iniziativa per evidenti motivi politici o, peggio ancora, per l’umana gelosia di quanti erano stati esclusi dalle attività di organizzazione e curatela artistica dell’evento. Ma il buon Sangiuliano tirò diritto senza dar conto agli oppositori e “demolitori” di professione. Si stabilì che la Mostra potesse essere ospitata in luogo idoneo e senza costi aggiuntivi per l’erario, preferendo la prestigiosa Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Viale delle Belle Arti in Roma, ai limiti con il meraviglioso parco urbano di Villa Borghese. Si stabilì che nell’allestimento della Mostra si dovesse partire dalla esposizione delle centinaia di opere d’arte di proprietà dello Stato conservate proprio nei depositi della Galleria d’Arte Moderna e che poche sarebbero state le richieste di prestiti temporanei ad Altre Gallerie e Musei italiani e stranieri per contenere costi e ridurre i tempi di allestimento. Un grande lavoro di organizzazione e di costruzione di un evento di respiro internazionale in gran parte realizzato “in casa” che offrisse il giusto riconoscimento e l’omaggio doveroso del nostro Paese alla sua “Avanguardia Artistica” più originale e famosa del XX Secolo. E finalmente si inaugura questa “Kermesse” dell’Arte e della Cultura, in una fredda e piovosa serata di Dicembre, nella ricorrenza della scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti (2 Dicembre 1944), autore del “Manifesto sul Futurismo” pubblicato sulle pagine del Quotidiano francese “Le Figaro” nel 1909 e fondatore del Movimento Futurista in Italia e in Europa. Si passa dalle opere di Giacomo Balla con la “LAMPADA AD ARCO” del 1911 a Umberto Boccioni con “L’IDOLO MODERNO” sempre del 1911, passando per Tullio Crali con l’opera “PRIMA CHE CHE SI APRA IL PARACADUTE” del 1939. E ancora la “FUTURLIBECCIATA” di Giacomo Balla dipinta su un lungo e stretto foglio di carta, al ritratto di “BENEDETTA MARINETTI” con paesaggio, di Enrico Prampolini. Opere che risaltano il costante dinamismo, la simultaneità, la velocità espressiva, il movimento. Elementi che rappresentano più di ogni altro i crismi del Futurismo. Ed è per questo che accanto ad opere piene di colore e di vivacità dinamica, sono esposte di seguito, nelle 26 sale attrezzate senza risparmio di spazi, per ben 4000 metri di esposizione complessiva, un Idrovolante Macchi MC72 che stabilì il record della velocità negli anni dal 1933 al 1939 e una serie di motociclette delle marche italiane più conosciute e apprezzate nel mondo a partire dalla Frera, primo marchio motociclistico tutto italiano, per finire ad alcune autovetture da corsa che parteciparono alla prima gara automobilistica italiana, la Torino-Asti del 1895, messe a disposizione dall’Automobile Club d’Italia, sponsor della Mostra sul Futurismo di Roma. E poi le sale dedicate a Guglielmo Marconi e le sue invenzioni rivoluzionarie: dal telegrafo senza fili alle trasmissioni radiofoniche. E tante, tante opere ancora che testimoniano l’impronta indelebile sulla cultura italiana ed europea impressa dal Futurismo, che ha influenzato anche numerosi movimenti artistici successivi, dal Cubismo al Surrealismo, al Dadaismo, contribuendo in maniera forte e significativa a ridefinire il concetto di espressione creativa. Il movimento Futurista che fu anche ispiratore di opere letterarie, musicali, architettoniche, teatrali, cinematografiche, del mondo della moda e fin anche della gastronomia, ha influenzato intere generazioni di artisti e designer, aprendo la strada a infinite esplorazioni artistiche, nell’uso dei materiali nella sperimentazione. Il Futurismo, senza ombra di dubbio, continua ad interpretare, forse senza volerlo, il cambiamento, il progresso, l’innovazione nell’arte, spingendo artisti e appassionati a guardare il futuro con interesse e senza alcuna preclusione. Si é anche molto discusso, come abbiamo già avuto modo di parlarne poco prima, delle polemiche sui costi di questa Mostra. Ebbene le spese effettuate per tutte le attività previste sarebbero di pochissimo sopra il milione di Euro. A queste cifre vanno sottratti gli introiti dei biglietti di accesso alla Galleria e gli importi delle sponsorizzazioni delle imprese che hanno sostenuto l’iniziativa culturale. Ma, soprattutto, vanno considerate le spese per l’acquisto dell’appartamento, o meglio, della casa museo di Giacomo Balla in Via Oslavia in Roma. Si tratta di un significativo investimento del Ministero della Cultura per assicurarsi una icona del Futurismo con tutte le opere d’arte dell’artista rimaste invendute o che facevano parte dell’arredo dell’abitazione romana di Balla. Considerando che ogni mobile o suppellettile lasciata in casa, compreso gli infissi e le porte in legno, furono realizzate personalmente e artisticamente dall’autore. “Regalare” questo pezzo di storia dell’Arte del nostro Paese ai cittadini italiani che potranno visitare tutto l’anno la casa museo di Giacomo Balla, costituisce una ulteriore felice intuizione e un investimento culturale degno di questo nome per quanti hanno lavorato su questa opportunità unica. Investire in cultura in maniera strutturale e innovativa è certamente l’obiettivo cui si è sempre ispirato l’ex ministro Sangiuliano, a cui va riconosciuto il merito ed espressa la riconoscenza degli amanti dell’Arte per la grande Kermesse di Roma.
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