Cosa è successo in Romania? E perché la Corte costituzionale, con una decisione senza precedenti, ha deciso di annullare l’intero processo elettorale e di conseguenza l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali, quando già le urne erano aperte all’estero e 33mila persone avevano votato? Tutto è nato sulla base dei documenti pubblicati nella tarda serata di mercoledì dal Supremo consiglio di difesa nazionale che già avevano portato la procura, ieri, ad aprire una inchiesta sui finanziamenti della campagna elettorale del candidato arrivato dal nulla Calin Georgescu che ha vinto a sorpresa il maggior numero di voti al primo turno delle elezioni il 24 novembre, con posizioni di estrema destra, filorusse e populiste, ipotizzando anche corruzione, riciclaggio di denaro e reati informatici.
Il personaggio Georgescu e la campagna su TikTok
Georgescu si è presentato al voto come indipendente dopo la rottura con la principale forza dell’estrema destra. Senza un partito alle spalle. Non ha denunciato spese per la sua campagna elettorale. Ma le agenzie di intelligence hanno scoperto una campagna su TikTok in suo favore, coordinata da un gruppo Telegram, decollata due settimane prima del voto e attribuita possibilmente ad «attori non statali», vale a dire la Russia, e messa in opera da «una società di marketing digitale molto efficace».
I coordinatori suggerivano anche i trucchi per sfuggire ai sistemi di controllo dei contenuti. I post passavano nella categoria «intrattenimento» e non in «politica».
Il precedente Moldova
Una campagna con modalità simili a quella messa in atto nella vicina Moldova per le recenti elezioni presidenziali e per il referendum sull’Ue, basata sul sostegno di influencer a pagamento – reclutati da aziende intermediarie con l’obiettivo di promuovere un «candidato ideale» in cambio di 80 euro a post per ogni 20mila follower garantiti – di estremisti, gruppi di estrema destra e anche esponenti della criminalità organizzata: una rete di 25mila account sulla piattaforma social «made in China» associata alla sua campagna, 800 dei quali esistenti dal 2016, l’anno di nascita di TikTok. Ma si sono attivati solo questo novembre.
Gli 85mila cyberattacchi
Gli influencer hanno inizialmente pubblicato video in cui discutevano il profilo del candidato ideale per le presidenziali con uno stesso hashtag, senza fare il nome di Georgescu. Alcuni di questi video sono arrivati ad accumulare fino a 500mila visualizzazioni. Solo in un secondo momento hanno iniziato a parlare di Georgescu. Il misterioso romeno associato alle criptovalute noto sulla piattaforma come Bogpr ha versato 381mila dollari a utenti di TikTok per promuovere Georgescu nelle settimane precedenti il primo turno, hanno ricostruito gli inquirenti romeni. Sono stati inoltre individuati 85mila cyberattacchi «incluso il giorno dell’elezione» partiti da una trentina di Paesi e cercando di fare leva sulle vulnerabilità del sistema elettorale informativo al fine di destabilizzare il processo.
La reazione
Calin Georgescu, il candidato di estrema destra al ballottaggio delle presidenziali in Romania, ha definito «un colpo di stato» la decisione della Corte costituzionale di annullare il primo turno del voto. «Lo Stato romeno ha preso la democrazia e l’ha calpestata. La decisione della Corte costituzionale rappresenta molto di più di una controversia giuridica. È ufficialmente un colpo di Stato», ha detto Georgescu in serata, come riferito dai media a Bucarest.
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