Il racconto di un’altra proprietaria, sempre a Gavinana, che 4 anni fa ha dovuto combattere per un anno e mezzo: «Si tratta di una truffatrice seriale e va fermata»
La donna che sta occupando da otto mesi abusivamente l’appartamento prenotato su Airbnb in zona Gavinana non è nuova a imprese di questo tipo. L’aveva già fatto quattro anni fa e sempre nello stesso quartiere ma in un appartamento nel quale era entrata dopo aver firmato un contratto di affitto. A raccontarlo è la proprietaria, una pensionata settantenne che ha combattuto un anno e mezzo prima di riavere quella che era la casa di sua madre in via Carlo d’Angiò.
«Avevo deciso di darla in affitto con un contratto concordato, regolarmente registrato — racconta — lei mi presentò due buste paga e un contratto di lavoro che sono poi risultati falsi. Per un anno e mezzo la signora, con figlio, cane e gatto al seguito, ha pagato regolarmente l’affitto lasciando indietro le rate del condominio. Poi, un bel giorno, non ha pagato più niente, neppure le bollette che fortunatamente erano intestate a lei. Anche con me all’inizio ha usato la scusa che le avevano rubato il bancomat e che non poteva prelevare i soldi».
La reazione ogni volta che la proprietaria provava ad avvicinarsi o a telefonarle era sempre la stessa: «La denuncio per stalking, smetta di chiamare». Quando la pensionata è andata a bussare alla porta dei genitori della donna che abitano nel quartiere anche loro hanno minacciato di denunciarla per violazione della privacy.
«Alla fine non mi è rimasto altro da fare che trovare un avvocato e avviare la procedura per lo sfratto. Solo quando è stato fissato l’arrivo dell’ufficiale giudiziario lei ha deciso di andare via. L’ha fatto lasciando la casa in pessime condizioni e portandosi via anche un divano e un letto. Da quanto so è andata in un’altro appartamento e ha ripetuto lo stesso copione. Si tratta evidentemente di una truffatrice seriale e va fermata».
Durante il Covid l’«occupatrice», all’epoca 36 anni, aveva portato avanti un’iniziativa per aiutare le famiglie che erano in difficoltà per la pandemia. Su Facebook aveva chiamato a raccolta l’intero quartiere chiedendo di donare una parte della spesa ai bisognosi. «Quando è andata via — racconta ancora la proprietaria — ho trovato gli armadi pieni di pacchi di pasta che ho donato alla parrocchia per i poveri». E ora l’appartamento? «Ho deciso di venderlo — racconta — tra affitti non pagati, condominio e spese legali ho avuto una perdita di circa 12 mila euro. Se l’avessi tenuto avrei dovuto spendere altri soldi per rimetterlo in sesto. Avevo tanta rabbia, non ho dormito per un anno per questa storia. E dopo aver letto quello che sta continuando a fare indisturbata la rabbia sale ancora. Possibile che nessuno riesca a fermarla? Possibile che le persone oneste non siano tutelate in nessun modo di fronte a soprusi del genere?».
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