A un mese dalla scadenza, ritardi e ostacoli burocratici mettono a rischio migliaia di proprietari, tra sanzioni pesanti e annunci bloccati. Infatti, manca meno di un mese al 1° gennaio 2025, data in cui tutte le locazioni turistiche extralberghiere dovranno obbligatoriamente esporre il Codice Identificativo Nazionale (CIN) sulla pubblica via.
Ad oggi, oltre il 36% delle strutture risulta ancora sprovvisto del CIN, nonostante la Banca Dati delle Strutture Ricettive (BDSR) sia operativa già da tre mesi.
Le conseguenze potrebbero essere pesanti: chi non si adegua rischia sanzioni tra gli 800 e gli 8.000 euro, a cui si aggiungono multe per la mancata esposizione del codice e per l’assenza di requisiti di sicurezza, come estintori e rilevatori di fumo.
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Le criticità riscontrate
La strada verso la regolarizzazione si rivela lunga e tortuosa, soprattutto per le difficoltà operative legate alla conversione dei vecchi Codici Identificativi Regionali (CIR) nel nuovo CIN.
Molti proprietari, pur in regola con le normative precedenti, non riescono a ottenere il nuovo codice a causa di disallineamenti nei database regionali e nazionali. Tra i problemi segnalati:
- Assenza di associazione dell’immobile al proprietario, anche dopo l’accesso con SPID.
- Gestione di proprietà cointestate, con immobili associati solo a uno dei proprietari o addirittura a nessuno.
- Mancanza di linee guida per i property manager, soprattutto in Regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna, dove un unico CIR copriva più unità immobiliari.
- Difficoltà per nuove adozioni in Regioni come Sicilia e Campania, che hanno introdotto il CIR solo nel 2023/2024.
Le Regioni più in ritardo, come il Friuli-Venezia Giulia (dove il 60% delle strutture non ha ancora il CIN), evidenziano un sistema amministrativo sovraccarico e incapace di rispondere alle richieste. Al contrario, il Trentino-Alto Adige rappresenta un esempio virtuoso: il 72% delle strutture è già in regola, ben oltre la media nazionale del 63,56%.
I rischi
Dunque, a partire dal 2 gennaio 2025, gli annunci privi di CIN saranno bloccati dalle principali piattaforme di prenotazione online, come previsto dal Decreto-legge n. 145/2023.
Questo non solo impedirà di accettare nuove prenotazioni, ma metterà a rischio anche quelle già confermate per il 2025, creando potenziali disagi per gli ospiti e danni reputazionali per i gestori.
A tutto ciò si aggiunge poca celerità degli uffici comunali e regionali, molti dei quali risultano ingolfati dalla gestione del pregresso. La mancata risposta alle richieste di supporto e l’assenza di soluzioni operative mettono in difficoltà migliaia di proprietari, che potrebbero trovarsi nell’impossibilità di mettere a reddito i propri immobili nonostante gli investimenti effettuati.
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