Durante l’anno di latitanza il boss ha continuato a mantenere i contatti con la famiglia e con il territorio di Vieste e a tenere le redini del clan e degli affari
Ha chiesto ai suoi sodali di «tappare la bocca» a Orazio Coda che aveva deciso di collaborare con la giustizia e anche per vendicare i commenti del padre che aveva sostenuto che il figlio era coraggioso e che non gli importava di Raduano.
E’ quanto avrebbe fatto il boss di Vieste Marco Raduano, ora collaboratore di giustizia durante la sua latitanza.
Una vicenda che dimostra come durante l’anno di clandestinità il boss non solo abbia continuato a mantenere i contatti con la famiglia e con il territorio di Vieste e a tenere le redini del clan e degli affari. Come lo stesso boss ha confermato agli inquirenti il 31 ottobre del 2023 l’automobile della madre di Coda è stata data alle fiamme.
Una vicenda emersa anche dall’inchiesta che ha permesso di arrestare le persone che avrebbero aiutato Raduano nella sua fuga dal carcere di Nuoro e nella latitanza fino al suo arresto a gennaio di quest’anno in Corsica. L’ex boss agli inquirenti ha raccontato che dopo essere venuto a conoscenza dei commenti del padre di Coda ha contattato un suo sodale Antonio Germinelli, anche lui arrestato ieri. «Senti – disse Raduano dalla latitanza – ma potete tappare la bocca a questo, al padre di questo Coda Orazio? Te ne puoi occupare?». »Si – avrebbe risposto Germinelli -. Non ti preoccupare tanto sta Matteo che abita proprio nelle vicinanze. Quindi non è che si deve allungare più di tanto, basta che scende dalla casa, la macchina ce l’ha sotto la casa». Quel Matteo, è Matteo Colangelo, uomo vicino a Germinelli e anche lui arrestato nel blitz dei giorni scorsi.
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