A fare la parte del leone in questa ripresa è soprattutto l’area dei servizi (più 108 milioni), con un incremento anche dell’edilizia (più 27). Al contrario, l’industria ha subito una riduzione di 96 milioni. Invece, è sostanzialmente stazionario, rispetto al 2009, il quadro del credito concesso alle micro imprese.
«Della positiva inversione del senso di marcia del credito, per quella che può essere definita come una sorta di riapertura dei rubinetti da parte delle banche», afferma la Cna, «beneficiano con le imprese anche le famiglie, visto che la crescita interessa anche loro, con 186 milioni di euro in più. In misura più ridotta, al contrario le pubbliche amministrazioni. Per la verità, la ripresa di fiducia del sistema bancario verso il mondo imprenditoriale – che in termini percentuali si traduce in un aumento complessivo dell’1,02% in più, contro una media nazionale ferma allo 0,38% – sul piano territoriale si distribuisce in modo assai diverso tra le quattro province abruzzesi».
Una quota sostanziosa di aumento si è avuta soprattutto nella provincia di Pescara (più 72). Più modesto l’incremento in quelle dell’Aquila (più 30) e di Teramo (più 22).
La provincia di Chieti, invece, è definita «un caso nazionale». Secondo la Cna, infatti, alla persistente diminuzione in termini assoluti si somma «l’allarmante crescita dei debiti della clientela verso il sistema bancario». Con un incremento del 67% (pari a 130 milioni), la provincia di Chieti presenta, infatti, stando sempre ai dati della Cna, uno dei più alti valori nazionali, influenzando in tal modo, in modo negativo, l’andamento regionale.
A sostenere, comunque, la ripresa economica, sempre secondo la Confederazione nazionale dell’artigianato e delle piccole e medie imprese, sono state quasi esclusivamente le banche più piccole presenti sul territorio, con 159 milioni di euro su un totale di 231 erogati in più complessivamente.
«Nel periodo, insomma, in cui tiene banco l’assetto di alcuni grandi gruppi bancari nazionali», sostiene laCna, «sono proprio gli istituti di più ridotte dimensioni a garantire l’ossigeno necessario al sistema delle imprese».
«Per queste banche», commenta il presidente regionale della Cna, Italo Lupo, «è più facile aderire alle esigenze del territorio di riferimento. Vicine ai bisogni delle imprese, sono più flessibili anche nell’erogazione del credito».
La critica ai grandi gruppi è emersa anche nelle parole del direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo: «In Abruzzo, la media di impieghi da parte delle banche di più ridotte dimensioni ammonta a oltre il 52 per cento del totale, contro una media nazionale del 22 per cento. Dunque, l’Abruzzo rappresenta davvero un caso unico a livello nazionale nel rapporto tra piccoli istituti e territorio, e questo dipende tanto dalla loro flessibilità che dalla loro capacità di decidere proprio sul territorio di riferimento». Costanzo ha, infine, sottolineato che, in questo scenario, «la grande assente è la Regione». «Le aziende», ha aggiunto Di Costanzo, «fanno come possono, ma – domanda – dove stanno i fondi Fas? E la ricostruzione, perché non parte?».
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