Tre anni e quattro mesi, ridotti per l’esclusione dell’aggravante, a soli 3 anni per aver utilizzato una società finanziaria come esca per far finire nell’usura quanti avevano bisogno di un prestito (tredici le vittime che si sono costituite parte civile nel processo).
La Cassazione ha messo la parola definitiva sulla condanna dell’amministratrice di una finanziaria che aveva erogato prestiti a diversi clienti che si erano rivolti a lei per difficoltà economiche.
La difesa ha tentato di smontare la tesi accusatoria, sostenendo la carenza della ricostruzione “di ciascuno dei rapporti di mutuo, che si affermano caratterizzati dalla corresponsione di interessi usurari, in aspetti determinanti ai fini della condanna, ovvero somme erogate, somme date o promesse in restituzione, date delle erogazioni e delle restituzioni”.
Per i giudici sono provati i diversi casi di corresponsione di prestiti e mutui con il trucco. Come nella concessione di 7mila euro di prestito, consegnando al cliente 6mila euro, mentre 1.000 erano addebitati per “spese di istruttoria”. La somma doveva essere restituita in 36 rate mensili da 300 euro (10.800 euro) con un “tasso di interesse del 48,23%, con un’eccedenza del 28,20% rispetto al tasso soglia”. Come garanzia si faceva firmare 36 cambiali in bianco.
Ad un altro cliente, che aveva chiesto un prestito di 17mila euro, ne serabbero stati addebitati 2mila di spese d’istruttoria e 350 di bolli, con la stipula di un contratto per 36 rate mensili di 750 euro (27.000 euro), “con un tasso del 50,27%, superiore del 37,97% al tasso soglia”. Alla stessa persona, inoltre, sarebbe stato concesso un secondo prestito per 11.500 euro, con “un nuovo piano di ammortamento in 48 rate da 490 euro”, cioè 23.520 euro di capitale da restituire, ad oltre il 50% mensile di tasso.
Un’altra vittima ottenuto un prestito da 15mila euro ne avrebbe restituiti 18mila in 6 rate da 3mila euro ciascuna, lasciando come garanzia sei assegni in bianco. Oppure come il cliente che su 5mila euro ne avrebbe ricevuti in contanti 4.200 euro, impegnandosi a restituirne 8.640. Non potendo pagare richiedeva un altro prestito, facendo lievitare la cifra di altri 11mila euro, ad un tasso del 34,55% mensile. Un altro cliente dei 7mila euro di prestito ne avrebbe visti solo 5.100 e impegnandosi a restituirne 10.800 in 36 rate. Un prestito di 30mila per un altro cliente si trasformava in un debito di 45.360 euro da pagare in 36 rate mensili.
Per i giudici di Cassazione l’impianto a sostegno della sentenza di condanna è solido e il ricorso non merita accoglimento. Da qui la parziale riforma, con l’eliminazione delle aggravanti, e la conferma della condanna e al risarcimento.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui