NewTuscia – VITERBO – Con Giampiero Romiti se ne va l’ultimo dei giornalisti civitavecchiesi che hanno segnato l’epoca di passaggio dalla macchina da scrivere al computer, e poi a internet, gli smart phone e i social. Dagli inizi negli anni 70 come collaboratore al Messaggero, al mitico 1978 vissuto da inviato per la Gazzetta dello Sport ai mondiali di pallanuoto di Berlino al seguito di un settebello che salì sul tetto del mondo con i civitavecchiesi Simeoni e Galli, fino agli anni 80 dell’altrettanto mitica redazione del Tempo, che da ufficio di corrispondenza divenne redazione a tutti gli effetti con lui alla guida e in pochi anni fece lo storico sorpasso sui rivali di sempre del Messaggero.
Poi vennero gli anni di Viterbo, il ritorno a Civitavecchia ed il declino del Tempo, che chiuse le redazioni del Lazio.
Quando divenne “formalmente” pensionato, per Giampiero si aprì una nuova pagina fatta di collaborazioni: nel 2005 nacque la Provincia e dopo poco iniziò la sua rubrica con i “Cattivi pensieri” della domenica, che durò diversi anni. Poi tornò alla sua antica passione, la televisione, con interviste settimanali su Telecivitavecchia dove trent’anni prima aveva curato le prime pioneristiche telecronache e rubriche sportive parlando di calcio e pallanuoto.
Nel 2019 era tornato a scrivere sulla Provincia con “Succede anche questo”, un appuntamento atteso e temuto ogni settimana dai politici locali di ogni colore politico, che lui trattava tutti alla stessa maniera, senza fare sconti a nessuno.
“La notizia prima di tutto”, ripeteva sempre, da quando lo conobbi sulla plancia di comando di via Cialdi, dove si era da poco trasferita la redazione del Tempo. In mezzo alla coltre di fumo di decine di sigarette si sentiva la sua voce dare disposizioni ai collaboratori del giornale e chiedere immancabilmente: “La notizia qual è per il titolo?”.
Era l’epoca dei giornali a nove colonne, delle foto in bianco e nero portate a mano alla stazione con il “fuori sacco”. Lui, che da dipendente delle Poste, aveva appena fatto il grande salto, licenziandosi per essere assunto dal giornale di piazza Colonna, non aveva certo bisogno dell’esame di Stato per diventare un giornalista professionista.
Perché il “virus” lo aveva dentro da sempre e giornalista lo era dalla nascita. Il senso della notizia lo aveva innato, come così come il gusto della polemica: “Per vendere bisogna far parlare la gente”. E a lui, bastian contrario per eccellenza, riusciva benissimo, con il suo stile inconfondibile. A Civitavecchia, e poi a Viterbo, portò il giornale a livelli che Il Tempo non aveva mai toccato e non toccò più successivamente.
Ormai in pensione, apprezzò la nascita di un nuovo quotidiano locale, e tornò a scrivere con Pino Grasso sulla Provincia. Il Maestro e il Professore ora potranno tornare a incontrarsi e fare un giornale infinito, nel blu. Come piaceva a loro.
Massimiliano Grasso
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