Ferrara, 30 novembre 2024 – È lo striscione della Berco ad aprire il corteo che da Porta Lame attraversa il centro per fare tappa in piazza Maggiore. Bologna, striscioni e rabbia, volti e storie di lavoratori che lottano per il loro futuro. Igor Bergamini, Rsu Berco, mostra una pettorina rossa. Si legge: ’E’ il momento delle rivolta sociale’. Copparo, paese simbolo, una storia legata a quell’azienda. Nelle felpe cingoli e ruota dentata, una volta orgoglio ora nubi dense di timori. Da Ferrara sono partiti un migliaio di lavoratori, pensionati, studenti. Dal metalmeccanico all’istruzione, dai servizi pubblici e della sanità.
Una delegazione dell’impresa colpita dai tagli è andata alla protesta a Bologna
Solo alla Berco sono 480 gli esuberi, saranno 400 le uscite volontarie. Con un incentivo all’esodo di 57mila euro, netti 43mila. Un anno di lavoro. E poi? Lo striscione della Berco subito dopo la prima fila formata dai dirigenti sindacali delle due sigle che hanno aderito allo sciopero, Cgil e Uil. Si è ‘sganciata’ invece la Cisl. Ha preso la parola anche Andrea Boldrini, Rsu del Petrolchimico, un altro fronte caldo. Sul palco, piazza Maggiore gremita, Igor Bergamini, delegato Fiom della Berco. Uscite volontarie per i lavoratori, un’incognita. Che potrebbe riportare la trattativa al punto zero. Spiega Roberto Girotto, della Fim Cisl, sindacato che non ha aderito allo sciopero.
“Alla Berco il clima non è certo disteso. Quei soldi sono poco più di un anno di stipendio. Dopo cosa fai? Devi metterti a cercare un altro lavoro in una provincia dall’economia martoriata. Il numero di 400 uscite volontarie non verrà mai raggiunto, a quel punto cosa succederà? La partita purtroppo è ancora apertissima, la sensazione è che se non si arriva a quota 400, impresa impossibile, tutto tornerà alla casella di partenza, con i licenziamenti. Si ripartirà da zero. Del resto un esodo di 400 persone equivale a svuotare l’azienda”.
La crisi Berco è solo una della tante vertenze sul tavolo di una provincia che perde pezzi. Ieri mattina in corteo fino a piazza Maggiore c’erano delegazioni di Lte, Sirio, Rexnord, petrolchimico, For, Faster. “Con noi lavoratori da tutto il territorio”, dice Stefano Bondi, 57 anni, segretario provinciale Fiom Cgil. Sveglia all’alba. Il pullman parte alle 6,54 con i sindacalisti e una delegazione della Berco. Dietro quello striscione la cronaca di un costante declino.
Dalla Berco alla Tollok, dalla Vm alla ex Lamborghini di Cento. “Dove sta andando avanti la cassa integrazione”, precisa Bondi. Un panorama amaro. Da Ostellato a Cento, dalle cucine che sfornava a ritmo continuo Bompani nata nel 1954, ai motori della Vm del gruppo Stellantis, le radici nel 1947. Il pullman esce dal casello dell’autostrada, punta verso Bologna. “Vorrei dire a chi oggi non è qui con noi che scioperiamo anche per loro”, dice Igor. C’è Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil, un saluto, quattro chiacchiere. Il serpentone si muove, sfila. Ma il pensiero torna ad una provincia a tinte scure. Dice Bondi: “Situazioni positive ne abbiamo poche. Migliaia i posti persi in dieci anni, un’emorragia”. E’ tutto finito, si torna a casa. Le bandiere chiuse nel ventre di ferro della corriera.
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