Aveva accumulato un debito di circa 800mila euro con l’Agenzia delle Entrate, nonostante avesse cessato l’attività da anni. Si è conclusa con l’esdebitazione – la cancellazione dei debiti – decisa dal Tribunale di Lecce, sezione commerciale, lo scorso 20 novembre, la vicenda di una imprenditrice 62enne che si è rivolta all’avvocato Fabio Mauro Massa per cercare di arrivare ad una soluzione più ragionevole con l’ente creditore.
La vicenda nasce dalla reiscrizione d’ufficio della donna, ad opera dell’Agenzia delle Entrate, nei soggetti con partita iva, nonostante non lavorasse più. Per questo motivo, la professionista, dopo diversi anni, si è vista notificare cartelle esattoriali da capogiro senza avere la possibilità economica di impugnarle. Annientata dall’enormità del debito si è affidata all’avvocato Fabio M. Massa che ha provveduto ad avviare la procedura da sovraindebitamento presso l’Organismo di composizione della crisi “pro-Muovere e affrancarsi” (referente l’avvocato Daniele De Donno) che ha delegato, quale gestore della crisi, l’avvocatessa Annaviola Chironi.
Le motivazioni
La debitrice ha spiegato di essersi abilitata in un ordine professionale nel 1990, iniziando la sua attività nel paese d’origine dove è rimasta fino al 1994 quando, dopo il matrimonio, si è trasferita a Milano, aprendo una ditta individuale. Nel 1997, cessata la ditta individuale, ha costituito una società rimasta aperta fino al 1999 quando si è separata dal marito. Il difficile momento personale a cui si è aggiunta la malattia del padre ha comportato una notevole flessione del suo impegno professionale tanto da costringerla, nel 2005, a lasciare definitivamente Milano per ritornare nel suo paese d’origine per assistere il genitore, ormai malato da anni.
Proprio in quell’anno, la professionista ha iniziato ricevere la notifica di diverse cartelle esattoriali da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione di Milano, per la posizione Iva della precedente ditta individuale, il tutto mediante un accertamento induttivo.
«L’ammontare delle cartelle esattoriali, veramente eccessivo rispetto al volume di affari avuto negli anni in cui è stata prestata l’attività lavorativa – si legge nel provvedimento -, è stato tale da non consentirle di procedere con l’impugnazione, a causa della mancanza di denaro necessario per affrontare le spese vive e quelle legali. Da allora, non ha più lavorato, se non per qualche prestazione occasionale necessaria per affrontare le spese quotidiane di sopravvivenza». Così con il decreto a firma della giudice, Annafrancesca Capone, è stata stabilita l’esdebitazione totale, maturata nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, per quasi ottocentomila euro.
La giudice ha accertato la presenza dei requisiti previsti per legge tra cui quello della meritevolezza. «La pronuncia in esame – commenta l’avvocato Massa – conferma l’orientamento del Tribunale di Lecce, vicino alle vicende umane ma con estremo rigore e piena applicazione delle norme previste come per il caso esaminato».
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