ROMA – Fare politica costa. I partiti sono sempre alla ricerca di soldi, anche se non vorrebbero farlo capire. Nel decreto Fisco spunta un emendamento che ha l’obiettivo di cambiare il 2 per mille, la quota dell’Irpef che il contribuente può destinare al sostegno dei partiti politici e ridisegnerebbe l’intera disciplina, riducendo il contributo allo 0,2 per mille, ma stabilendo che anche la quota di chi non esplicita la scelta andrà comunque a sostenere i partiti.
Ma dal Quirinale emergono dubbi.Un avviso alle Camere sarebbe arrivato in queste ore dal Quirinale dopo che e’ stato depositato un emendamento al dl fiscale. I rilievi del Colle si basano, come anticipato dal Sole24, sul fatto che le modifiche contenute nell’emendamento sono disomogenee rispetto al testo del decreto che deve avere le caratteristiche di necessita’ e urgenza. Ma anche perchè una riforma di questo tipo necessiterebbe di un provvedimento ad hoc piu’ articolato, senza contare che l’emendamento ha un impatto sulle finanze pubbliche. Difficilmente quindi potrebbe passare il vaglio degli uffici del Quirinale.
Se passasse l’emendamento la politica dal prossimo anno potrebbe incassare complessivamente oltre 40 milioni, quasi il doppio di quanto riceve oggi. Dal Quirinale, si è appreso da fonti parlamentari, non mancano i dubbi: intanto per disomogeneità rispetto al dl fiscale. Una novità del genere avrebbe forse bisogno di un approfondimento maggiore e di un percorso di riforma diversi, non attraverso un emendamento ad un decreto che richiede necessità ed urgenza. Poi, come anticipato dal Sole 24 ore, ci sarebbero ragioni più politiche perchè un provvedimento del genere, oltre ad incidere sui soldi pubblici, va ad impattare sulle libere scelte dei cittadini.
La maggiore novità contenuta nell’emendamento è rappresentata dal fatto che anche la quota del contribuente che non esprime la propria preferenza, cioè l’inoptato che oggi rimane nelle casse dello Stato, andrà a sostenere i partiti. Allineando così il 2Xmille a quanto già avviene per l’8 per mille destinato alle confessioni religiose.
“In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione di stabilisce in proporzione alle scelte espresse”, si legge nell’emendamento, che alza anche il finanziamento della misura portandola a 42,3 milioni, dall’attuale tetto di 25,1 milioni.
Dagli ultimi dati del Mef sul due per mille, ai partiti sono andati poco più di 24 milioni, con il Pd che ha raccolto circa il 30,45% del totale delle scelte e incassato poco più di 8 milioni, seguito da FdI (cui sono andati 4,8 milioni pari al 19,94% delle scelte) e M5s (1,8 milioni con il 10%).
L’emendamento riformulato dal governo riscrive due proposte di Avs e del Pd, che prevedevano un contributo di 3 milioni per alzare il tetto e garantire così la copertura integrale delle scelte effettuate dai contribuenti, che quest’anno hanno superato i 28 milioni. Il testo riformulato dovrà essere accettato dai senatori che lo hanno proposto e poi essere messo al voto. Ma il senatore di Avs Tino Magni, fanno sapere dal partito, ha già chiarito di essere pronto a ritirare l’emendamento e che non accetterà la riformulazione. Più cauto il Pd, che attende di vedere come procederanno i lavori sul dl Fisco. La mossa non piace invece al M5s, che denuncia il “colpo di mano del governo” e annuncia che si opporrà con tutte le proprie forze.
Per le partite Iva intanto prende forma un nuovo rinvio con rateizzazione dell’acconto di imposte e tasse: è stato infatti riformulato dal governo, l’emendamento proposto dalla Lega per rinviare il pagamento da novembre a gennaio, ad esclusione però dei contributi. Nel pacchetto dei riformulati spuntano anche la possibilità di riprogrammare i fondi del Pnrr per sport e inclusione sociale, mentre chi estingue in anticipo la cessione del quinto avrà meno rimborsi.
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