«Non è più strategica: piccola e inefficiente». Annunciata la cessazione dell’attività a giugno 2026 se non si troverà un acquirente. Mercoledì 8 ore di sciopero su tutti i turni
Da miglior stabilimento dell’anno (su 132 siti produttivi nel mondo), premiato per ben tre volte, allo stop perché non più strategico e inefficiente: Diageo ha annunciato ieri la chiusura della distilleria di Santa Vittoria d’Alba, in provincia di Cuneo, un tempo sede storica della Cinzano. Se entro 6 mesi non si farà avanti un compratore, sono a rischio 349 posti di lavoro (215 operai, 113 impiegati, 16 quadri e 5 dirigenti).
La cessazione dell’attività e il licenziamento dei dipendenti è previsto nel giugno 2026, ha spiegato ai sindacati ieri mattina la multinazionale britannica delle bevande alcoliche, che produce tra l’altro il 40% dello Scotch whisky con 24 marchi, inclusi Johnnie Walker e J&B, la vodka Smirnoff e la birra Guinness. Nemmeno 20 giorni fa, «il 9 novembre, nell’informativa annuale l’azienda ci aveva prospettato diversi scenari, dalla continuità alla parziale ristrutturazione fino alla vendita», spiega Antonio Bastardi, segretario provinciale della Fai Cisl di Cuneo, parlando anche a nome di Flai Cgil, Uila Uil e Ugl. Ieri invece l’annuncio di chiusura. Perciò le tre sigle hanno subito proclamato uno sciopero di 8 ore su tutti i turni di lavoro per oggi, con un presidio-assemblea fuori dall’azienda, dalle 9.30 alle 12.
«Solo una minima parte della produzione di Santa Vittoria è destinata al mercato italiano», pari al 2%, si giustifica l’azienda sottolineando «l’esigenza di focalizzare gli investimenti sui siti ritenuti strategici». Secondo il gruppo da 27,89 miliardi di sterline di fatturato (circa 33 miliardi di euro) e 4,2 miliardi di utile, quotato a Londra e a New York, il sito cuneese è posizionato lontano dai principali mercati e ha dimensioni ridotte, mentre «i mercati del Nord Europa possono essere più facilmente serviti dagli stabilimenti del Nord di maggiori dimensioni e tecnologicamente più avanzati».
In un mondo sempre più competitivo, piccolo non è più bello, tanto più se obsoleto. Anche se lo stabilimento piemontese non rappresenta solo un centro produttivo, ma un pezzo di storia locale. Durante la Seconda guerra mondiale, per proteggere le preziose bottiglie di Cinzano dai saccheggi dei nazisti, residenti e operai costruirono un finto muro nelle cantine storiche, nascondendo i prodotti. L’evento ispirò il libro dell’americano Robert Crichton «Il segreto di Santa Vittoria», da cui fu tratto il film omonimo di Stanley Kramer, con Anna Magnani, Anthony Quinn, Virna Lisi e Giancarlo Giannini.
L’annuncio di chiusura segue anni di ridimensionamenti e riorganizzazioni. Dopo la vendita dell’intero comparto vino nel 2016 a una multinazionale australiana, la produzione a Santa Vittoria si è concentrata sulla vodka Ciroc, il Picon, l’amaro Meyer’s, oltre che sulle lattine Ready-to-drink. Ma gli investimenti promessi si sono limitati a interventi strutturali, senza un’effettiva modernizzazione delle linee. Mentre quest’anno è arrivato l’ultimo colpo, con lo spostamento della produzione di un milione e mezzo di lattine negli stabilimenti inglesi.
La speranza dei sindacati è che ora si faccia avanti un concorrente, per rilevare l’attività preservando i posti di lavoro. Tra i nomi possibili, Campari, che possiede uno stabilimento a Valpone, vicino ad Alba (130 dipendenti) e un altro a Novi Ligure (oltre 300 persone), dove produce l’Aperol. E Martini, che distilla il vermouth a Pessione, vicino a Torino.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link