Zitto zitto, nel silenzio delle commissioni del Senato, il ddl AI ha accumulato oltre quattrocento emendamenti. Il disegno di legge sull’intelligenza artificiale, provvedimento bandiera del governo Meloni sulla tecnologia, è nel pieno del dibattito parlamentare. E delle negoziazioni per modificare i 25 articoli attraverso cui l’esecutivo vuole imporre, tra le altre cose, aggravanti per l’abuso di tecnologie di intelligenza artificiale per alcuni reati (come truffa o riciclaggio), regole per l’uso dei dati nella ricerca sanitaria, misure per segnalare i contenuti sintetizzati dagli algoritmi, come video o immagini, e principi di massima del suo impiego in ambito professionale.
Il ddl AI assegna anche i compiti di sorveglianza nazionale sull’intelligenza artificiale, stabilisce interventi formativi a scuola e in università e dirotta risorse per creare un fondo da un miliardo a sostegno di startup e aziende innovative, affidato a Cdp venture capital, il Fondo nazionale innovazione di Cassa depositi e prestiti (la cassaforte del risparmio postale).
Il progetto di legge è stato fortemente voluto da Fratelli d’Italia, che si sta intestando i programmi sulla tecnologia. Tanto che negli emendamenti l’opposizione sta cercando di contrastare gli aspetti più criticati della norma, come la scelta di affidare il controllo dei sistemi di AI a due agenzie governative, quella per l’Italia digitale (Agid, a supporto della pubblica amministrazione nella trasformazione tecnologica) e quella per la cybersicurezza nazionale (Acn, con compiti più ispettivi e sanzionatori). Abbiamo estrapolato le proposte di modifica alla legge più interessanti, che per ora sono solo idee sul tavolo da essere discusse nelle aule parlamentari.
Fondi per il trasferimento tecnologico
Il Partito democratico, con i senatori Lorenzo Basso e Antonio Nicita, propone di scrivere un nuovo articolo, il 21-bis, per istituire un fondo da 200 milioni all’anno per il 2025, 2026 e 2027 per il trasferimento tecnologico nel campo dell’AI, coinvolgendo università e centri di ricerca (presupposto necessario per accedere alle risorse). Per lo stesso periodo gli stessi senatori del partito guidato da Elly Schlein propongono di allocare 400 milioni all’anno per un fondo denominato “intelligenza naturale”. Obiettivo: ridurre le disuguaglianze e tutelare la riconversione dei lavoratori più a rischio di sostituzione. A gestire i soldi dovrebbe essere l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), attraverso corsi di formazione certificati.
Per Gabriella Di Girolamo e Luigi Nave del Movimento 5 Stelle, invece, il fondo per le imprese dovrebbe valere 10 milioni, essere assicurato solo per il 2025, sostenere “imprese fino a 50 dipendenti e con un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 10 milioni di euro” e coprire i costi per “l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale finalizzati all’efficientamento dei processi logistici”. In parallelo il partito guidato da Giuseppe Conte propone un credito di imposta che lega AI e “transizione energetica” del 10% sul valore della produzione del 2025, fino a un massimo di 200mila euro e comunque non oltre un limite di spesa di 15 milioni.
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