Il basket dei bei vecchi tempi era seduto domenica sugli spalti del Pala Pentassuglia. Mauro Procaccini e Beppe Natali, compagni di squadra a Brindisi negli anni ‘80, non lo furono mai nella Vuelle “ma il fatto che Mauro era pesarese e io in seguito arrivai alla Scavolini ci ha legato per sempre. Pensate che andavo a mangiare a casa della sua mamma anche se lui quell’anno giocava a Desio”. Lo racconta ancora col cuore gonfio d’emozione il guerriero pugliese che nell’anno magico del primo scudetto aveva un coro dedicato da parte della curva che lo descriveva bene “Picchia per noi Peppe Natali”.
“Mi è dispiaciuto tanto per quei quattro ragazzi arrivati da Pesaro – dice Beppe -, si sono fatti tanti km fra andata e ritorno e il giorno dopo dovevano andare al lavoro. Una vittoria li avrebbe aiutati a sopportare il sacrificio invece sono tornati a casa delusi. E un po’ lo sono anch’io perché non ho visto la voglia di soffrire in difesa, forse le caratteristiche di questa squadra sono altre ma la verità è che diversi di loro non stanno rendendo come ci s’aspettava e questo non è colpa della società”. Natali invita a metterci più cuore: “A me manca tanto il basket giocato, quando li guardo dalla tribuna provo molta nostalgia per quei tempi, dovrebbero capirlo adesso che questi anni non torneranno e spendere anche l’ultima stilla di energia ogni volta che scendono sul parquet. Perché incontreranno altra gente nel corso della loro vita, ma nessuna sarà meravigliosa come quella con cui hanno diviso la carriera sportiva. Io sono stato fortunato, capitai a Pesaro nell’anno del primo tricolore, una gioia irripetibile, e per questo sono rimasto nei ricordi di tutti in città anche se non ero un fenomeno. Ma in campo lottavo come un pazzo. Ai ragazzi che oggi indossano quella maglia dico perciò lottate e non risparmiatevi mai”.
Dal sentimento travolgente di Natali alla razionalità di Procaccini che avendo fatto l’allenatore e oggi è un valido telecronista, cerca di analizzare cosa non va in questa Vuelle: “Ho guardato con curiosità Ahmad, atteso ad una risposta dopo la gara passata in panchina con Cento e devo dire che ha fatto una delle sue migliori partite: in attacco ha iniziato forte, poi è stato 13-14 minuti senza segnare ma è rimasto sempre dentro il match; in difesa ci ha provato, ha dato un paio di assist sul penetra e scarica, insomma mi è apparso ben disposto. Il problema è stata la difesa: se fai 13 su 26 da tre punti e perdi di 16, è chiaro”. Di solito infatti col 50% dall’arco si vince, ma l’attacco della Vuelle dovrebbe comunque essere più vario per godere di maggior imprevedibilità: “Ormai abbiamo capito che Pesaro è una squadra perimetrale, ma anche se non si riescono ad innescare i lunghi al ferro si può sempre arrivare con gli esterni, come ha fatto Brindisi. Ad esempio, King potrebbe essere più pericoloso di così”. E chiude elogiando Parrillo: “Lui è un esempio per tutti: è l’unico che mette pressione sulla palla come andrebbe fatto e non lo vedo così male nemmeno da play”.
Elisabetta Ferri
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