Daniele Cusari, nato a Novara, si dedica in giovine età allo studio del pianoforte. Durante gli studi universitari di Fisica delle particelle si avvicina al canto lirico nella corda di Basso.
Ha studiato con diversi insegnanti tra i quali si possono citare nomi illustri come il Maestro Mauro Trombetta, la Maestra Manuela Custer, il Maestro Ivo Vinco, la Maestra Francesca Patanè, il Maestro Claude Tiolas, il Maestro Paolo Vaglieri, la Maestra Konstanza Vatckova.
Ha vinto il Concorso Internazionale Primo Riccitelli ed è stato finalista nei concorsi internazionali di Basciano e Rolando Nicolosi di Roma.
Ha lavorato con i più grandi direttori d’orchestra quali il Maestro Georges Pretre, il Maestro Riccardo Muti, il Maestro Daniel Baremboim, il Maestro Daniele Callegari, il Maestro Daniele Gatti, il Maestro Antonio Pappano, il Maestro Donato Renzetti.
Il suo repertorio è principalmente verdiano. Non disdegna anche Mozart, Puccini e Rossini.
Ha partecipato in qualità di solista a piu produzioni discografiche tra le quali Clotilde di Carlo Coccia, Lo Spazzacamino di Portugal De Fonseca, la Messa da Requiem di Verdi e il Requiem di Mozart.
È stato scelto da Sony classic per intervenire nell’ultimo recital del Tenore Jonas Kaufmann.
È attualmente impegnato nel ruolo di Angelotti in una tournée itinerante nei principali teatri di Spagna, Francia e Portogallo.
Quando è nato l’ amore e la passione per la lirica?
L’amore per la lirica lo nutro da quando ero bambino. I miei genitori mi portarono ad ascoltare Traviata
quando avevo sei anni. Da qui a pensare di intraprendere lo studio del canto però il passo è stato molto lungo, al punto che solo durante gli anni universitari decisi di affinarmi nella tecnica vocale.
Quando hai capito che potevi fare della passione della musica una professione ?
Fu una giovane studentessa di canto che, durante una settimana bianca, sotto l’effetto di qualche birra
di troppo, cantando quel mazzolin di fiori a squarciagola, mi esorto’ a studiare seriamente canto lirico. Seguii il suo consiglio e dopo tre anni il Maestro Mauro Trombetta, a cui sarò sempre riconoscente, mi chiamò nel Coro dell’Arena di Verona.
In quell’istante compresi che avrei potuto effettivamente vivere e amare il mondo della musica in prima persona.
Il complimento più bello che hai ricevuto?:
I complimenti spesso mi imbarazzano e, oltretutto, non so mai quando siano sinceri o di circostanza. Va
da sé che mi facciano comunque anche piacere. Probabilmente quelli a cui sono più legato li riscossi in una casa di riposo per anziani. Osservare i loro sguardi felici e riconoscenti mi diede un’emozione unica e preziosa. Di contraltare (anagraficamente parlando) provai grandi soddisfazioni nel ricevere apprezzamenti dai bambini cantando due produzioni per le scuole a Roma. (Cenerentola e Flauto Magico)
L’emozione più grande della tua carriera ? Difficile sceglierne una. Quelle che ho appena descritto si sommano parimenti alla prima volta che posai i piedi sul palcoscenico dell’Arena di Verona o del Teatro alla Scala di Milano, ma, da Novarese purosangue, ogni volta che si apre il sipario del Coccia, l’adrenalina sale a mille e ringrazio il cielo per la fortuna di potermi esprimere (nel bene o nel male…) a casa.
Prospettive future?: Continuare a godere di questa vita che mi soddisfa pienamente.
Rapporto coi social ed internet ? Possono aiutare la musica classica ?
Amore e odio nei confronti dei social. Da un lato l’innegabile contributo che possono offrire nel contatto con il prossimo (dalle amicizie al lavoro). Dall’altro l’anonima illusione virtuale che troppo spesso allontana dalla realtà, minando e confondendo la valenza dei messaggi (per esempio gli ormai famosi “influencer” che spopolano senza possedere alcuna competenza su quanto affermano a dispetto dei professionisti veri, relegati, in questo sistema distorto, a meri retaggi del passato. E questo aspetto lo trovo davvero aberrante). Per quanto concerne la musica classica, poter fruire copiosamente di concerti, sonate e quant’altro può sembrare utile e bello (e spesso nello studio lo è a tutti gli effetti) ma volete mettere il gusto di riporre sul piatto un vinile e ascoltarlo con due casse di legno??? Impagabile!
Sogno nel cassetto? Beh, alla mia età ormai i sogni sono, più che altro, piacevoli viaggi mentali che stimolano la fantasia, rimanendo, tuttavia, legati al loro gruppo d’appartenenza… ovverosia il sogno fine a se stesso e non come proiezione di una speranza. Però posso dire di averne realizzati molti di quelli giovanili eheheh.
Quando hai avuto il primo smartphone? Nel 1996 appena firmato il primo contratto con l’Arena di Verona.
Grazie della chiacchierata e una curiosità; che rapporto avevi con le cabine del telefono Non era un po’ una metafora della giovinezza che senti la mancanza o abbondanza di gettoni
Domanda davvero simpatica. Ho un ricordo piacevole e, direi, grato, nei confronti delle cabine telefoniche. In effetti la sensazione tattile del gettone che scivola dalla presa pollice-indice alla fessura del telefono, sebbene non ci avessi mai pensato prima, la vedo quasi come una graziosa metafora sull’utilizzo del mezzo di comunicazione più famoso al mondo.
Si è passati dal dolce contatto reale, misurato e distribuito con i giusti tempi e modi, all’utilizzo indiscriminato di un apparecchio che manca solo ti faccia il caffè. Per la serie: “Quando il troppo stroppia”…e vai di migliaia di messaggi ridondanti e inutili. W il gettone che ti frenava!!!
MM
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