Secondo l’indagine di Nomisma, il «green» è tra le caratteristiche più ricercate per chi vuole acquistare un immobile. Il 15% dichiara che incontrerà difficoltà nel pagare le rate del mutuo, la metà rispetto al 2023
Chi cerca casa è disposto a spendere di più se l’immobile ha un’ottima classificazione energetica. Anche quest’anno il report sugli italiani e la casa curato da Nomisma mette il green al primo posto tra le caratteristiche più ricercate in un alloggio da acquistare. È così per il 31% di chi ha risposto all’indagine, e rispetto al 2023 si registra un balzo di quattro punti. Ancora più netto, sei punti, l’aumento di chi la casa la vorrebbe nuova o già ristrutturata. Un’esigenza strettamente connessa a quella della classe energetica, perché le abitazioni nuove sono di fatto tutte come minimo in classe B.
Non ci si può nascondere però che dietro queste motivazioni forse più che l’ecologia c’è l’economia: ristrutturare, se il quadro normativo rimane quello attuale, costerà di fatto sempre di più perché le agevolazioni fiscali sono solo al 50% e non per tutti e quando sarà recepita dal nostro ordinamento la direttiva Ue case green non si potranno costringere milioni di proprietari di casa a ristrutturare completamente o quasi a spese loro ma inevitabilmente le unità poste in edifici con prestazioni energetiche scadenti si venderanno con molta difficoltà e con robusti sconti di prezzo.
L’utilizzo della casa
Interessante notare la diminuzione di interesse per il giardino privato, in calo di quattro punti. Da un lato si potrebbe spiegare con il fatto che l’epoca del Covid, è ormai un ricordo lontano ma oltre a questo c’è probabilmente anche una presa d’atto: nelle grandi città le case con il giardino il sovrapprezzo ce l’hanno eccome ma sono un bene ben raro e quindi l’acquisto non viene neppure preso in considerazione. Sale la quota delle famiglie realmente interessate a comprare una casa nei prossimi mesi: si tratterebbe di 980 mila nuclei, a fronte degli 886 mila dello scorso anno e si tratta del risultato migliore del quinquennio. Anche detraendo un 20% fisiologico di chi poi non compra perché ha cambiato idea o perché non ottiene il mutuo, gli scenari che prevedono compravendite per il 2024 e il 2025 andrebbero rivisti al rialzo. Si comprerà meno per risiedere, visto che il dato cumulato tra prima casa e acquisto di sostituzione somma 77,2%, cinque punti meno dello scorso anno. La quota degli acquisti per investimento è al 5,7%, un terzo di quella dell’ante Covid ma non sorprende perché la scelta di comprare per trarre un reddito dall’immobile dipende in primo luogo dal rendimento degli investimenti obbligazionari: con i Btp decennali a rendimento zero l’affitto era appetibile, oggi, con titoli di Stato che ancora danno attorno al 3% netto l’interesse per le locazioni è ai minimi.
L’andamento del mercato
Oltretutto la domanda di case per l’affitto di lunga durata sarebbe, secondo il report, in calo: le famiglie realmente interessate sono al minimo del quinquennio a quota 580 mila, lo scorso anno erano 712 mila. Si tratta di nuclei che puntano sulla locazione obtorto collo, visto che nel 71,1% dei casi fanno questa scelta perché vorrebbero comprare ma non possono permetterselo. Certo un dubbio rimane: se chi vuole andare in affitto lo fa perché non può permettersi un mutuo probabilmente non è un inquilino che possa dare grandi garanzie di affidabilità e visto il drastico calo dell’offerta di case per le locazioni di lunga durata il dubbio sarà venuto anche a molti proprietari. La quota di chi pensa di comprare casa ricorrendo al mutuo è in lieve diminuzione: 75,6%, a fronte del 77,9% dello scorso anno, si tratta di un dato da leggere con prudenza perché in realtà lo scorso anno la percentuale effettiva di ricorso al mutuo per l’acquisto si è fermata al 38,5. Un dato positivo è quello sulle difficoltà incontrate nel pagare le rate da chi il mutuo ce l’ha già: solo il 3,4% prevede con sicurezza di andare incontro a difficoltà nell’esborso mentre l’11,8% lo ritiene probabile. Un 15,2% complessivo che è circa la metà del dato 2023 (29,3). Va meglio anche per quanto riguarda gli affitti: il 6,7% degli inquilini afferma con certezza che non riuscirà a pagare, mentre per il 15,4% si tratta solo di una probabilità; totale 22,1% contro 34,8% dello scorso anno.
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