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Superbonus, due palazzi rimangono in ostaggio del 110 per cento: lavori fermi #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


SACILE – Prigionieri del cantiere. Succede in una palazzina di sei appartamenti a San Michele e in un’altra con altrettanti a San Odorico. I due stabili risultano entrambi per metà proprietà di Ater Pordenone e per la parte rimanente di famiglie che l’appartamento se lo sono acquistato. Altro punto in comune, i condomini sono da circa un anno ostaggio del cantiere che avrebbe dovuto migliorarli. Almeno nelle intenzioni dell’Agenzia territoriale per l’edilizia residenziale che quegli interventi li ha commissionati. Parliamo di cifre considerevoli: poco meno di 650mila euro per via Liguria 5, 762mila per via Dario Chiaradia 2. Recupero, efficientamento energetico, miglioramento antisismico, perfino caldaie nuove. Solo che i due cantieri avviati grazie al Superbonus e partiti a spron battuto, hanno poi rallentato visibilmente fino a fermarsi. Una situazione che crea grandi disagi ai residenti. Spiega Franco che abita uno degli appartamenti di San Michele: «L’estate scorsa, a lavori del tutto fermi da mesi, abbiamo chiesto che almeno togliessero i grandi teli che insieme all’impalcatura avvolgono la palazzina: a causa del caldo si soffocava». Fatto, ma solo quello.

 

 

DANNEGGIAMENTI


A San Odorico hanno anche rotto il rivestimento esterno per sostituirlo, con il risultato che, rimossi i teli, l’edificio sembra un animale ferito. Nel frattempo, un paio di mesi fa a San Michele oltre al danno si subisce anche la beffa. «Di fatto l’impalcatura ci impedisce di portar dentro l’auto: siamo costretti a parcheggiare in strada – ricorda Franco – e un paio di mesi fa si sono rubati la Panda di uno dei residenti. I carabinieri tempo dopo l’hanno anche ritrovata, ma il signore ormai ne aveva acquistata un’altra per poter andare a lavorare». Quella recuperata danneggiata è stata riparata a spese del derubato che l’ha poi venduta. «Senza contare la presa in giro dei cartelli che avvisavano ad esempio del cambiamento della caldaia, a giugno, mentre poi non accade mai nulla. Ovviamente la presenza del cantiere porta sporcizia, i teli anche muffa all’interno degli appartamenti e quando piove rischiamo che entri l’acqua nella palazzina perchè non ha più modo di defluire». Franco mostra sconsolato alcune grandi pile di sacchi, forse cemento. «Portati qui per i lavori, in realtà di fatto fungiamo da magazzino. Ogni tanto arriva qualche operaio a portarne via alcuni che servono evidentemente altrove, ma il grosso è depositato qui da noi».

 

 

ESASPERATI


A San Odorico stazionano da tempo invece cinque grandi sacchi bianchi di un paio di metri di circonferenza, pieni di detriti. Franco, e con lui gli altri residenti di entrambe le palazzine, sono giustamente esasperati. A San Odorico l’acquirente di uno degli alloggi, vista la situazione per ora ha rinunciato a trasferirsi nella nuova casa. Ma perchè i cantieri si sono fermati lasciando quella difficile situazione? Lorenzo Puzzi, direttore di Ater Pordenone, sente l’ente che guida come parte lesa, esattamente come i proprietari «Abbiamo avviato quell’operazione nel 2022 per approfittare del Superbonus. Parliamo di un piano totale di circa 70 milioni di euro, 63 andati regolarmente a buon fine, sette da ultimare». In questo contesto, qualcosa non ha funzionato. «La ditta incaricata dei lavori è la Gorini group di Brescia – nei cartelli esterni agli edifici risulta di Roma – e avrebbe dovuto concludere l’intervento entro il 31 dicembre dell’anno scorso. Non l’ha fatto e dopo vari solleciti scritti l’inadempienza contrattuale è risultata lampante». Si era però trovata una soluzione? «Sì, svanito il Superbonus 110% la ditta aveva riconosciuto la sua colpa e si era impegnata con un atto scritto a farsi carico della differenza tra la spesa totale ed il nuovo bonus raggiungibile che si ferma al 70%». Oltre, ovviamente, a concludere gli interventi. «Sulla carta l’impresa ha tempo fino alla fine di quest’anno, ma risulta difficile immaginare possa farcela».

 

 

 

I SOLLECITI


Quali siano le difficoltà sopravvenute non è dato sapere, ma Puzzi si prepara alla prossima mossa. «L’ultima lettera di sollecito è stata inviata mercoledì mattina. Passata la scadenza prevista non ci resterà altro che la causa giudiziaria». E relativi tempi lunghi, vien da pensare, fermo restando che una partita che solo a Sacile supera 1,3 milioni di euro non può essere certo dimenticata. La vicenda che investe così pesantemente i due palazzi locali riguarda in realtà anche uno stabile con quattro alloggi, due di Ater, in via Grimani 1 a Sesto al Reghena e due edifici diversi che si trovano in via XXV Aprile 18 e 20, con un totale di 12 alloggi, 8 dei quali dell’Ater. Tante famiglie dunque costrette a consistenti disagi chissà ancora per quanto tempo.





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