«La conclusione del 2024 porta con sé l’annuncio della cessazione di una importante misura di sostegno alle attività economiche e produttive del Mezzogiorno. La Legge di Bilancio 2025 prevede lo stop a “Decontribuzione Sud”: si tratta di una vera e propria doccia fredda per l’economia meridionale. La misura è stata fino ad oggi uno strumento che ha dimostrato largamente la sua efficacia nello stimolare il mercato del lavoro e supportare la ripresa economica nel Sud Italia promuovendo investimenti, occupazione e sviluppo sostenibile nelle aree più svantaggiate. Non ci sono dubbi, dunque, su quanto positivo sia stato finora il suo impatto sul tasso di occupazione nell’area. Ma voglio essere chiaro: non è un regalo alle imprese del Sud, bensì, è una misura perequativa che compensa le forti diseconomie strutturali del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. È quindi fondamentale per mantenere i livelli occupazionali in un contesto di stagnazione economica e declino demografico. Le agevolazioni alternative, peraltro, rimangono ancora una incognita, non saranno rapide e di semplice attuazione. Ecco perché sarebbe ragionevole la conferma della misura senza modifiche o riduzioni. L’efficienza di una politica che sostiene occupazione e sviluppo va preservata».
A dirlo è Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, che in una nota diffusa nella giornata odierna si è soffermato anche sul credito d’imposta per gli investimenti in area Zes e sulla necessità di introdurre misure per un suo potenziamento: «Il credito d’imposta nell’area della Zes Unica del Mezzogiorno è una leva fondamentale per stimolare e dare impulso alla crescita e agli investimenti. Il Mezzogiorno e la Calabria hanno manifestato segnali incoraggianti in questa direzione. Le richieste di finanziamento arrivate a luglio ne sono una palese testimonianza. È il momento, pertanto, di cogliere questa vitalità imprenditoriale rafforzando le politiche d’incentivazione attualmente in vigore. A tal proposito sarebbe necessario implementare le risorse stanziate, abbassare la soglia di accesso alla misura sotto all’attuale livello di 200mila euro per dare modo al nostro tessuto produttivo fatto di micro e piccole imprese di poter investire beneficiando dell’agevolazione, stabilire un orizzonte temporale più ampio per le scelte di investimento, rendere possibile la cumulabilità con il credito d’imposta del Piano Transizione 5.0».
Infine, Ferrara ha criticato la previsione normativa che costringerebbe le imprese beneficiarie di almeno 100mila euro annui di contributi pubblici a integrare il proprio organo di controllo con un rappresentante del Mef: «Se confermata, la norma avrebbe evidente carattere intrusivo nella libertà d’impresa, rischierebbe di creare ulteriore burocrazia, e renderebbe ancora più farraginose le già rigide procedure di verifica e controllo a cui sono sottoposte le imprese che beneficiano di contributi pubblici. Auspichiamo che tale previsione normativa, venga espunta dalla Legge di Bilancio»
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