Il lieto fine dopo quasi 20 anni di «esilio» e incomprensioni tra Mauro Valenti, fondatore del festival musicale tra i più importanti d’Europa, e la sua città natale. «Io come Totti, se mi avessero voluto sarei rimasto sempre ad Arezzo»
È il grande rientro di Mauro Valenti e della sua Arezzo Wave nella città dalla quale tutto è partito, a 18 anni dall’addio alle edizioni storiche di un festival che fece epoca a cavallo del millennio.
Un ritorno nel segno del Capodanno, perchè appunto la Fondazione che porta il nome della manifestazione rock tra le più popolari e seminali della sua epoca ha vinto il bando del Comune per l’organizzazione ad Arezzo, nell’ormai classico scenario di piazza Sant’Agostino, uno dei fulcri del centro storico, della notte di San Silvestro. E già il titolo è tutto un programma: «Un Capodanno Diaboliko, sarebbe un delitto mancare». Diabolik c’entra eccome, come i protagonisti della serata: la Bandabardò.
Intanto resta da registrare l’entusiasmo di Valenti alla notizia dell’aggiudicazione dell’evento: «È la mia città, io la porto nel cuore». Una rivincita sullo scorso anno, quando la fondazione Arezzo Wave fu superata in extremis nella gara di San Silvestro dall’altro organizzatore rock aretino, Paco Mengozzi, patron del Mengo Festival che si è imposto dopo l’addio dell’altro evento musicale. Fu un Capodanno al veleno, con il vulcanico Mauro ad accusare l’assessore alle politiche giovanili della giunta di centrodestra di aver favorito i rivali e il politico che rispondeva di essere stato a suo tempo uno dei volontari delle edizioni storiche di Arezzo Wave.
Già, Arezzo Wave, un evento rock che in vent’anni, dal 1987 al 2006, portò in città, in ultimo allo stadio tanto era diventato grande, qualcosa come 2 milioni di spettatori e artisti dello spessore dei Negramaro, Gianna Nannini, Miriam Makeba e Lou Reed. Poi nel 2007 un addio contrastato, con Valenti che spostò il festival a Firenze, all’Osmannoro, ridenominandolo Italia Wave, nome col quale la manifestazione visse anche tre edizioni a Livorno e una a Lecce.
I motivi di una rottura inaspettata
L’allora giunta Fanfani di centrosinistra lo accusò di aver fatto tutto da solo, alle spalle del Comune, lui rispose che se ne andava perchè si era sentito solo al momento dell’incidente dell’edizione precedente del 2006, l’overdose che nel campeggio del festival era costato la vita a un ragazzo di Terni, con polemiche violentissime.
Forse, ammette ora Valenti, «c’era anche la volontà di misurarsi con una realtà più grande come Firenze, ma io sono come Totti. Se mi avessero voluto, sarei rimasto nella mia città».
Fatto sta che da allora le apparizioni del patron e del suo festival ad Arezzo sono state sporadiche e i rapporti con la politica, di destra e di sinistra, spesso infelici: un Arezzo Wave allo stadio, ma senza contributo pubblico, nel 2012 e di recente le edizioni di Arezzo Wave Band, com puntate fino a Parigi e Los Angeles, quest’ultima insieme al sindaco Alessandro Ghinelli, il che ha forse contribuito al riavvicinamento.
Il «menu» di Capodanno
Bene, ma cosa c’è nel menù di questo «Capodanno Diaboliko»? Il piatto forte, spiega Valenti, sarà l’omaggio ad Erriquez, il frontman dei fiorentini Bandabardò, scomparso prematuramente nel 2021, con i suoi compagni di viaggio di sempre, il chitarrista Alessandro «Finaz» Finazzo e il tastierista Federico «Pacio» Pacini. Ci sarà anche l’amico e sodale della Banda Peppe Voltarelli, e prima di loro la band maremmana I Matti delle Giuncaie, che lo stesso Erriquez «allevò» quando erano agli esordi in carriera.
A precedere la serata ecco entrare in campo Diabolik, nella persona di Mauro Gomboli, successore delle sorelle Giussani come disegnatore principe del celeberrimo fumetto, che ha concesso alcuni albi rari da mettere all’asta nel pomeriggio. Ricavato al Calcit, l’associazione aretina di lotta contro i tumori che è un’altra istituzione cittadina. Poi, durante la festa, distribuzione di 3 mila calendari di Diabolik a offerta libera.
Un programma che ha prevalso sugli altri due presentati al Comune, uno dei quali, con Paco Mengozzi appunto, prevedeva l’arrivo dei Cugini di Campagna, tanto per rimanere in tema di revival. Invece ha vinto lui, Mauro Valenti, finalmente, 18 anni dopo, profeta in patria.
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