Kei car sul modello giapponese per salvare l’auto tricolore. La proposta arriva dal Dipartimento del Tesoro, che nel report «La transizione tecnologica dell’automotive italiano» compie una puntuale disamina dello stato di salute del comparto e offre una serie di «spunti e riflessioni di policy» per mettere ordine nella disciplina degli aiuti.
Kei car sul modello giapponese
Tra i cinque ambiti di intervento individuati, il Mef include «sinergie tra politiche della domanda e dell’offerta» che riequilibrino il rapporto tra una domanda «drogata» dagli incentivi e un’offerta spesso in difficoltà: a titolo esemplificativo, spiega il Tesoro, basti pensare che per aprire una miniera di litio servono dieci anni, per non parlare dei tempi biblici per rendere operativa una Gigafactory.
Per accelerare, i tecnici del Mef suggeriscono l’introduzione «di piccole autovetture esclusivamente elettrificate dedicate agli spostamenti urbani» sul modello di «quanto fatto dal Giappone negli anni Cinquanta con l’introduzione delle kei cars».
Tra i primi ad avanzare questa suggestione in Europa è stato Luca de Meo, ceo di Renault e presidente dell’Associazione europea dei costruttori di automobili, da cui Stellantis si è chiamata fuori. L’uso di queste «piccole auto limitate in termini di potenza e dimensione» (3,40 metri di lunghezza per 1,48 di larghezza) ha consentito al Sol Levante «un’iniziale protezione di mercato necessaria a un rapido sviluppo del settore». Con una sostituzione completa delle city car con le kei car – scrive il Mef – «la domanda di batterie si ridurrebbe di circa 3 milioni di KWh all’anno» dando respiro all’autonomia strategica di una Ue dove a prevalere sono batterie più piccole e leggere.
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Auto ibride, diversificazione e aiuti vincolati
Le altre soluzioni indicate vanno dalla diffusione di auto ibride nei grandi centri urbani con acquisto vincolato alla presenza di strumenti «che rivelino il tipo di carburante utilizzato così da disincentivare l’uso in modalità endotermica», alla diversificazione della produzione. «A oggi, tuttavia – si legge – la produzione nazionale è eccessivamente concentrata, con una sola casa automobilistica che produce un solo modello full electric».
Di chi si tratta? Di Stellantis, che a Mirafiori produce la Fiat 500e. Meglio, dicono dal Tesoro, destinare «parte consistente» delle risorse del Fondo Automotive «alla localizzazione di nuovi produttori». Fondo che in manovra si verrà decurtare 4,6 miliardi di incentivi ma che il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso punta a rafforzare nel 2025-26 portandolo a 1,64 miliardi. Da Urso anche la proposta di un position paper per il rilancio dell’auto Ue che sarà al centro del consiglio sulla Competitività del 28 novembre. ??????
Altro spunto per ridurre le emissioni: veicolare gli aiuti alla logica Life Cycle Assessment sul modello della Francia, che ha introdotto un punteggio minimo ambientale per accedere agli incentivi basato sulla carbon footprint complessiva, guardando cioè alle emissioni generate lungo l’intero ciclo di vita.
Approccio neutrale e più spazio all’idrogeno
E ancora: attrarre investimenti con contratti di sviluppo, sostenere il reshoring, rimuovere ostacoli per gli investitori esteri a cominciare dal costo dell’energia «che ancora svantaggia la Penisola» e che si potrebbe abbattere favorendo la nascita di comunità energetiche «per addensamenti territoriali di filiera», adottare un approccio neutrale affiancando all’elettrico altre tipologie di alimentazione come biocarburanti e idrogeno, «già ampiamente sostenuto all’interno del Pnrr» ma «ancora indietro». Per rilanciarlo, maggior spazio va dato a progetti come IPCEI Hy2Infra che vede l’Italia impegnata al fianco di altri sei Paesi Ue.
Biocarburanti: strada «in salita»
Sui biocarburanti, ammette il Mef, «la strada è più in salita»: il modello cui guardare è quello Usa, che ha interessato «sinergicamente» politica energetica, ambientale, fiscale, commerciale e agricola. Come implementarlo? Riducendo il carico fiscale e offrendo sussidi alla produzione sul lato dell’offerta, inserendo obblighi crescenti alla miscelazione sul lato della domanda. La strada da fare è ancora tanta: meglio percorrerla con auto a basse emissioni. (riproduzione riservata)
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