M.V. Anno X – Nr 2253 del 18.11.2024
Il rapporto, è stilato dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, in collaborazione con 13 organizzazioni di esperti, istituti di ricerca e gruppi di rifugiati.
Degli oltre 120 milioni di persone in fuga nel mondo, tre quarti vivono in Paesi fortemente colpiti dai cambiamenti climatici.
La metà si trova in luoghi colpiti sia da conflitti che da gravi rischi climatici, come Etiopia, Haiti, Myanmar, Somalia, Sudan e Siria.
Secondo il rapporto – No Escape: On the Frontlines of Climate Change, Conflict and Forced Displacement – entro il 2040 il numero di Paesi che dovranno affrontare rischi estremi legati al clima passerà da 3 a 65, la maggior parte dei quali ospiterà rifugiati e sfollati interni.
Allo stesso modo, si prevede che entro il 2050 la maggior parte degli insediamenti e dei campi di rifugiati sperimenteranno il doppio dei giorni di caldo estremo.
“I cambiamenti climatici sono una dura realtà che incide profondamente sulle vite delle persone più vulnerabili del mondo”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
“La crisi climatica sta provocando sfollamenti in regioni che già ospitano un gran numero di persone sradicate da conflitti e insicurezza, aggravando la loro situazione e lasciandole senza un luogo sicuro dove andare”.
“Nella nostra regione, dove tante persone sono sfollate da molti anni, vediamo gli effetti del cambiamento climatico sotto i nostri occhi”, ha dichiarato Grace Dorong, attivista per il clima ed ex rifugiata che vive in Sud Sudan.
“Spero che le voci delle persone contenute in questo rapporto aiutino i decisione makers a capire che, se non si affronta il problema, il numero di persone in fuga – e l’effetto moltiplicatore del cambiamento climatico – peggioreranno. Ma se ci ascoltano, anche noi possiamo essere parte della soluzione”.
Il rapporto evidenzia anche che i finanziamenti per il clima non riescono a raggiungere i rifugiati, le comunità ospitanti e altre persone nei Paesi fragili e in guerra, gli Stati estremamente fragili ricevono solo circa 2 dollari USA a persona in finanziamenti annuali per i piani di adattamento.
Una carenza sorprendente se confrontata con i 161 dollari a persona negli Stati non fragili.
I risultati sono stati pubblicati durante la COP29 a Baku, in Azerbaigian, dove l’UNHCR ha chiesto che i finanziamenti per il clima raggiungano i più bisognosi in percentuali più alte.
L’agenzia per i rifugiati ha esortto inoltre gli Stati a proteggere le persone in fuga, che devono affrontare l’ulteriore minaccia dei disastri climatici, e a dare voce a loro e alle comunità che li ospitano nelle decisioni finanziarie e politiche.
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