La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo sulla morte di Caterina Marisotto, 88 anni, di Montecchio Maggiore: caduta in casa, il decesso è arrivato per le complicazioni di un’emorragia interna curata tardi
Tre volte al Pronto soccorso di Arzignano in quattro giorni, ma la diagnosi è arrivata quando era troppo tardi. La procura di Vicenza ha aperto un fascicolo contro ignoti per la morte di Caterina Marisotto, 88 anni di Montecchio Maggiore, deceduta venerdì 8 novembre all’ospedale di Vicenza, dopo nove giorni di agonia. L’accusa, al momento, è di omicidio colposo. È stata disposta l’autopsia.
La caduta e le visite
Stando a quanto riferito dai consulenti di Studio3A, che stanno seguendo i familiari di Caterina Marisotto, a dispetto dell’età, l’anziana godeva ancora di buona salute ed era del tutto autosufficiente. Lo scorso 30 ottobre, però, era caduta malamente nella sua abitazione e dopo l’allarme dei familiari, la donna è stata trasportata in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale di Arzignano dove, dopo i vari accertamenti, le è stata riscontrata una frattura all’omero sinistro. Alle otto di sera, dopo un’ora e mezza dal suo arrivo, la paziente è stata dimessa con l’invito a tornare il mattino seguente per la visita ortopedica e per la gessatura del braccio. Il 31 all’anziana sono stati prescritti riposo e un antidolorifico ed è stata fissata la visita di controllo. Ma fin dalla sera stessa la donna ha iniziato a lamentare dolori sempre più intesi anche alla gamba sinistra e al ventre, con la comparsa di un ematoma, gonfio e duro, sul fianco sinistro.
Il peggoramento, il ricovero e la morte
Una delle nipoti, all’una di notte del primo novembre, ha quindi richiamato il 118 e Caterina Marisotto è stata riportata al Pronto soccorso di Arzignano, dove è stata seguita dallo stesso medico che l’aveva gestita in occasione del precedente accesso. Il dottore ha disposto altri accertamenti, ma alla fine, raccontano i consulenti della famiglia, avrebbe spiegato i dolori addominali ad una «lieve costipazione», prescrivendo una terapia farmacologica e dimettendo la signora, nonostante il figlio e la nipote dell’anziana avessero richiesto se potessero esservi pericoli di emorragie interne, sollecitando l’esecuzione di una tac addominale. A casa i dolori sono aumentati sempre di più e nel pomeriggio del 2 novembre la donna ha cominciato a manifestare anche segni di confusione mentale: altra chiamata al Suem e terzo trasporto in ambulanza ad Arzignano dove, anche alla luce degli allarmanti risultati di alcuni esami, i dottori hanno disposto il ricovero in Medicina, con la tac all’addome che ha confermato uno «spandimento ematico da lesioni vasali ad entrambi i muscoli psoas». È stato quindi deciso, d’accordo con la famiglia, il trasferimento all’ospedale di Vicenza per tentare di salvare l’anziana con un intervento di embolizzazione, ad alto rischio data l’età, operazione riuscita solo in parte, e i medici che l’hanno eseguita avrebbero detto chiaro ai familiari che purtroppo si era intervenuti troppo tardi: alle 8,45 dell’8 novembre, l’anziana è deceduta.
La denuncia
In seguito all’accaduto la famiglia si è quindi rivolta allo Studio3A, nella persona del nuovo responsabile della sede di Vicenza Alessio Rossato, presentando assieme all’avvocato Davide Ferraretto un esposto ai carabinieri di Montecchio. Su quanto successo la procura ha aperto un’indagine coordinata dal pm Paolo Fietta. Oggi verrà svolta l’autopsia dal dottor Andrea Porzionato, con l’assistenza del consulente di parte El Mazloum Rafi.
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