Negli ultimi anni, l’attenzione globale sulle emissioni del settore aereo ha spinto vari gruppi ambientalisti a cercare soluzioni che possano rendere il trasporto aereo più sostenibile.
Ecco perché la New Economics Foundation e Stay Grounded, insieme a un gruppo di ONG, ha proposto una nuova tassa sui viaggiatori abituali, i cosiddetti “frequent flyer”.
L’obiettivo è penalizzare maggiormente chi vola più spesso, un’azione che, secondo il rapporto, graverebbe quasi esclusivamente sui più benestanti e potrebbe contribuire a finanziare la transizione ecologica europea.
Giò oggi, molti viaggiatori abituali, o frequent flyer, scelgono di spostarsi noleggiando jet privati rispetto ai voli commerciali di linea.
L’opzione del noleggio di un jet privato – esposta in maniera dettagliata da Fastprivatejet.com, sito tra i più autorevoli nel settore – offre vantaggi significativi, tra cui maggiore riservatezza e comodità, aspetti particolarmente apprezzati da chi viaggia regolarmente per lavoro o per altri motivi che richiedono flessibilità.
Grazie alla possibilità di personalizzare l’orario di partenza e di atterrare in aeroporti privati o minori, i jet privati assicurano anche un’esperienza di viaggio meno vincolata agli orari dei voli di linea e più adattabile alle esigenze specifiche di ogni passeggero.
Una tassa mirata sui frequent flyer: come funzionerebbe?
L’idea alla base della proposta è semplice ma efficace. La tassa verrebbe applicata su ogni volo preso dopo il secondo viaggio annuale, con un costo progressivo che aumenta con il numero di voli.
Secondo la proposta, i primi due voli annuali resterebbero esenti per garantire l’accessibilità ai voli a tutte le fasce di reddito.
Il sovrapprezzo si applicherebbe in questo modo:
- Dal terzo volo in poi, si pagherebbe una tassa di circa 50 euro.
- Per il quinto e sesto volo, la tassa aumenterebbe a 100 euro per biglietto.
- Dal settimo volo, il sovrapprezzo salirebbe ulteriormente a 200 euro.
- A partire dal nono volo, ogni biglietto costerebbe circa 400 euro in più.
A questi costi si aggiungerebbero ulteriori sovrapprezzi per voli a lunga distanza (100 euro) e per i biglietti in business class (100 euro in più rispetto alla classe economica).
Con questo schema, chi vola occasionalmente non subirebbe alcun aggravio fiscale, mentre chi viaggia frequentemente dovrà sostenere costi più elevati.
Chi sono i frequent flyer? Una questione di reddito
Questa proposta si basa sull’idea che a volare frequentemente siano in maggioranza le persone con un alto reddito. Infatti, un’indagine sui comportamenti dei passeggeri in Europa mostra che:
- Il 52% delle persone non vola mai.
- Solo l’11% vola più di tre volte all’anno.
- Il 35% delle famiglie con un reddito superiore ai 100.000 euro effettua tre o più voli andata-ritorno all’anno.
- Al contrario, solo il 5% delle famiglie con un reddito inferiore a 20.000 euro prende lo stesso numero di voli.
Questi dati indicano come il trasporto aereo sia in gran parte un lusso per le fasce di reddito più alte. Per le famiglie con redditi medio-bassi, il volo rimane un’opzione occasionale.
La tassa sui frequent flyer, quindi, graverebbe principalmente su chi vola molto e spesso può permettersi il costo aggiuntivo, risparmiando invece la maggior parte della popolazione europea.
Impatti della tassa sulle emissioni di CO2
La proposta delle ONG non mira solo a raccogliere fondi, ma anche a ridurre le emissioni nel settore aereo, che è una delle industrie in più rapida crescita in termini di impatto ambientale.
Dopo il rallentamento nel 2020 a causa della pandemia, il traffico aereo è tornato a crescere, portando con sé un incremento delle emissioni di gas serra.
Secondo il rapporto, l’introduzione della tassa sui frequent flyer potrebbe ridurre le emissioni del settore in Europa del 21%. La maggior parte di questo calo deriverebbe da un cambio di abitudini da parte dei viaggiatori abituali, che inizierebbero a volare meno frequentemente per evitare il sovraccosto della tassa.
Si stima che il 5% dei passeggeri europei, quello che vola più spesso, ridurrebbe significativamente i propri voli annuali.
Una misura tra tante per un’azione climatica più ampia
Pur ritenendo la tassa uno strumento efficace, le ONG sottolineano che, da sola, non basterebbe a raggiungere gli obiettivi climatici.
Tra le proposte che accompagnano la tassa sui frequent flyer vi è anche la rimozione delle esenzioni fiscali sui carburanti per l’aviazione, che valgono oltre 10 miliardi di euro annui, e dei sussidi fiscali che incidono per oltre 26 miliardi l’anno.
L’eliminazione di queste agevolazioni renderebbe il costo del trasporto aereo più realistico e contribuirebbe a contenere le emissioni, mentre i fondi recuperati potrebbero essere reinvestiti per sostenere tecnologie e carburanti alternativi a basso impatto.
La proposta si inserisce quindi in un contesto più ampio di revisione delle politiche fiscali e dei sussidi nel settore dei trasporti.
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